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Infermiere e salute | 30 luglio 2017, 07:11

La lettera da brividi di una madre che ha perso la figlia per un tumore, un esempio per tutti

Questa settimana vorrei dare spazio ad una lettera che mi ha profondamente colpito, e che, forse potrebbe essere d'aiuto morale a tutti coloro che stanno attraversando un periodo buio nel corso di una malattia o di un evento luttuoso.

La lettera da brividi di una madre che ha perso la figlia per un tumore, un esempio per tutti

Questa settimana vorrei dare spazio ad una lettera che mi ha profondamente colpito, e che, forse potrebbe essere d'aiuto morale a tutti coloro che stanno attraversando un  periodo buio nel corso di una malattia o di un evento luttuoso. Così l'ho ricevuta, così ve la propongo.

"Caro Signor Roberto, faccio i complimenti al giornale per il quale collabora, per la completezza e la professionalità delle notizie, ed alla sua rubrica per  le tematiche toccate, mai banali e sempre attuali. La mia famiglia ed io abbiamo attraversato vari periodi, alti e bassi, felici e non, come tutti.  Ma mai mi sarei aspettata di scendere nel buio più profondo dal quale ora sono uscita, seppur a fatica. Qualche anno fa, quando tutto andava bene, mio marito aveva trovato finalmente lavoro, ed i nostri figli vivevamo nella spensieratezza della loro età,  nel bel mezzo di un week end iniziò quello che per me, per noi sarebbe stato un vero Calvario. La mia figlia più piccola mentre giocava, improvvisamente svenne: pensavo  ad un semplice malore, il caldo, l'agitazione del gioco, ma non fu così. Portata dal pediatra, convenne con noi di approfondire il tutto perché, la bimba quando si riprese, fu 'strana', aveva perso vigore, e ci vollero diverse ore perché il recupero fosse completo. Purtroppo nei giorni a venire, scoprimmo che si trattava di un tumore al cervello : una bomba per noi.. io e mio marito completamente imbambolati davanti ad una diagnosi così forte: perché a noi, perché ad una bambina? Non mi dilungo sulla patologia, a volte curabile, a volte no, per noi, purtroppo, fu il la seconda".

"Cosa dire ai fratellini? e alla bambina stessa? Il supporto che ricevemmo in Ospedale fu davvero completo, con una psicologa che seguiva tutta la famiglia. Li ricorderò sempre con affetto. Intanto però il cancro procedeva, e con lui, tutte le procedure, le cure, gli esami, a volte dolorosi, provocarono in noi ansie e paure che mai avevamo provato. L'impotenza più totale ci logorava dentro, gli amici (pochi..),  i nostri genitori, che ci aiutavamo anche economicamente e nella pratica accudendo agli altri due bambini, ci sollevavano quel tanto che bastava, per dare anima e corpo a quella creatura tanto sfortunata. La mia bambina, mi ripetevo, che senso ha? persi fede e speranza... vederla, senza capelli, emaciata, stanca ma ancora con la vita in quegli occhioni dolci. Me la abbracciavo forte sperando che il male si trasferisse da lei a me, ho minacciato il cancro, gli ho parlato pregandolo di giocare sul mio corpo e non su quello di una creatura che tanto avevo desiderato: ma non fu così. I mesi a seguire furono drammatici, tra dimissioni, i pochi momenti a casa per le festività di natale, per cercare di dare una parvenza di normalità. Il bello dei bambini è proprio questo : la vita, che anche in condizioni estreme esce e si manifesta con la voglia di giocare, di accettare senza pensieri un male che in un adulto porterebbe ad una tristezza infinita. Quello fu l'ultimo natale che passammo con lei. L'ultimo Babbo Natale, l'ultimo regalo scartato, l'ultima volta che si sedette sul divano, l'ultima volta che girò per casa, l'ultima volta che accarezzò il cane, l'ultima volta che entrava in quella casa. In seguito il peggioramento si fece sempre più importante davanti ad un passo avanti, ne faceva 10 indietro".

"Ormai anche noi eravamo pelle e ossa: io non dormivo più, ero 40 kg ed il mio pensiero era rivolto a lei, dal mattino alla sera e nelle poche ore di sonno. Mio marito straziato nell'anima e nella carne, un giorno (e lo ringrazierò per sempre) mi prese, mi abbracciò e mi trasmise la forza di andare avanti, mi spronò a reagire, pensando anche agli altri figli che avevano bisogno della nostra presenza. Mi infuse un po' di coraggio e cercai di impegnarmi affinché nessuno rimanesse indietro, aspettando purtroppo l'inevitabile: ormai nessuno poteva fare nulla più ed accettarlo fu forse, più duro della malattia stessa. Dopo poco le condizioni di mia figlia, peggiorarono repentinamente, ed una mattina di un gelido febbraio innevato, mentre , seduta sul bordo del letto, con mio marito che cercava di sorreggere quella che erano due ossa vestite, mia figlia, un pezzo grande del mio cuore, la mia carne, me stessa, si spense mentre le tenevo la manina. Il tempo si fermò, non sentii più nulla, tutti i rumori sparirono, forse anche il mio cuore smise di battere. Mio marito mi abbracciò forte ed insieme abbracciammo lei. Era tutto finito... la sofferenza così ingiusta e crudele di una bambina piccola : basta prelievi, basta chemio, basta di tutto. Stremati, mentre il personale sanitario era con noi, insieme alla psicologa, rimanemmo in silenzio a fissare quel piccolo corpo inerme. Ormai mia figlia non era più li, e ci piace pensare, anzi , ne siamo sicuri, sia in un posto dove tutti i bambini sono felici, giocano senza paure, senza pericoli, su una grande nuvola".

"Ora era lei, che con un abbraccio grande ci proteggeva e ci dava la forza di reagire: mamma, papà forza, ora sto bene, andate dai miei fratelli. In un secondo il tempo che era fermo accelerò, tornarono i suoni, le voci , e, nonostante tutto, seppur devastata, dilaniata dal dolore, come se le carni, il cuore e l'anima fossero state strappate a morsi da mille animali, una piccola parte di me, pensava che la sua sofferenza su questa terra era finita. I giorni, i mesi che passarono furono duri, durissimi, ed ancora oggi a distanza di anni, rivivo sempre quei momenti, come se la mia vita si fosse fermata. Ringrazio di cuore tutti i medici che hanno curato con amore mia figlia, gli infermieri, la psicologa che con grande calore ci ha sorretti in questo percorso. I genitori degli altri piccoli malati, coi quali ogni tanto ci sentiamo. E' inutile fare i loro nomi, loro sanno. Questa mia lettera, che spero il Sig. Roberto accetti di pubblicare vuol essere un piccolo aiuto, una testimonianza per tutti coloro che vivono una situazione simile, anche non necessariamente con un bambino. Restate uniti, aiutatevi, superate le incomprensioni del momento per aspirare ad un obbiettivo più grande di tutti noi. Non lasciate indietro nessuno : nel momento opportuno uscirà quella forza interiore che vi farà andare avanti e superare il momento più brutto della vostra vita. Forse è una prova? forse destino, o solo il gioco della vita che da e che toglie? Non lo sapremo mai, io so solo che lei vive dentro me, e ora ,mi da la forza e la serenità di andare avanti. Una madre".

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