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Al Direttore | 18 maggio 2017, 13:35

Sanremo e la Riviera alla ricerca del tempo perduto ovvero la reputazione e il suo doppio

Il racconto di Pierluigi Casalino

“‘Non domandatemi chi sono...è una morale da stato civile. Regna nei nostri documenti. Ci lasci almeno liberi quando si tratta di scrivere’ diceva Michel Foucault centocinquant'anni fa. E del resto, come si legge ne La Lettera scarlatta, il capolavoro di Nathaniel Hawthorn (1850): 'Nessuno per lungo periodo della sua vita riesce ad avere un volto per sé e un volto per la gente, senza perdere alla fine il controllo di quale dei due sia quello vero'. Analogamente si possono dire queste cose di Sanremo e della Riviera, un'esperienza a dir poco sofferta che rivive sempre il suo passato glorioso, il suo mito, senza mai passare decisamente dal ricordo al rinnovamento autentico di sé. Per dirla con Kant, bisogna agire in modo che ogni nostro atto sia degno di diventare un ricordo. Non si sa se Sanremo così abbia sempre fatto.  Come l'anima il ricordo non si può toccare, non si può vedere e soprattutto non si può controllare.

Il ricordo di Sanremo e della Riviera, più di ogni altro, è talora un odore o un profumo, un'altra volta un sapore, una sensazione, un'atmosfera, una parola, uno sguardo, una carezza, una lacrima, una voce, una nota musicale (circostanze che evocano il Festival della Canzone), un colore che improvvisamente riaffiora misteriosamente e improvvisamente dall'archivio della sua storia, della sua anima. Dei ricordi, però, Sanremo continua a studiare l'effetto, magari traumatico, ma in genere terapeutico, per andare avanti. I ricordi, e Sanremo non è sente dal farlo, ci definiscono, costituiscono le nostre radici:certamente: anche per Sanremo e per la Riviera, dunque, per la loro gloriosa vicenda, i ricordi rappresentano l'impronta di sé, di questo universo singolare che trae le sue origini lontane dai capricci della maga Matuzia. E' vero, però, che il ricordo del passato, diventato patrimonio di memorie indistinte, non è mai completamente il ricordo di come siano state veramente le cose. Il ricordo, in altri termini, non è una foto o una fotocopia del passato (difficile che la sia), ma consente, in questo caso, anche a Sanremo, la possibilità di interrogare il suo passato, riscrivendolo secondo le emozioni, le sensibilità e la nostalgia, ma anche secondo l'esperienza di oggi. Un esperienza, non solo sofferta, ma anche smarrita, incerta, indecisa, forte forse di qualche speranza, ma ogni giorno alla ricerca di un autore, di un nuovo autore che la renda protagonista non solo di qualche evento. I ricordi di Sanremo sono preziosi, irripetibili, unici, anche diversi gli uni dagli altri, anche se non di rado sono dolorosi. Ecco perché Sanremo rischia avere paura dei propri ricordi, di non essere in grado di eliminare il superfluo, l'inutile, il superato. A Sanremo dunque è vietato piangere senza imparare dagli errori del passato. Solo così i ricordi l'aiuteranno a guardare al domani. A ritrovare la reputazione e non il suo doppio.

Pierluigi Casalino”. 

Redazione

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