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| 14 maggio 2017, 06:40

Il Mistero del Grandalbero: Portacomaro stazione: arrivi e partenze

Tornano oggi le avventure di frutta e verdura del territorio nel giallo green “Il Mistero del Grandalbero”. Nel terzo capitolo, l’Ispettore Cardo Gobbo, dopo un salto tra i ricordi dell’infanzia passata insieme ai Fratelli Peperò, si trova a origliare una discussione decisamente interessante…

“La domenica con Fata Zucchina” è la rubrica settimanale che sino a dicembre animerà questo spazio, con quaranta pillole tratte dal bilibro di Renata Cantamessa “Il Mistero del Grandalbero – Ricette Favolate di Fata Zucchina”, in un viaggio tra ricette di cibo, salute e felicità… ma non solo.

Tornano oggi le avventure di frutta e verdura del territorio nel giallo green “Il Mistero del Grandalbero”. Nel terzo capitolo, l’Ispettore Cardo Gobbo, dopo un salto tra i ricordi dell’infanzia passata insieme ai Fratelli Peperò, si trova a origliare una discussione decisamente interessante…

 

 

(TRATTO DAL LIBRO, “Il Mistero del Grandalbero –
Capitolo 3: Portacomaro stazione: arrivi e partenze”)

I fratelli Peperò e l’Ispettore Cardo Gobbo si conoscevano sin dai tempi della scuola.
 L’Ispettore ricordava sempre con piacere i pomeriggi passati con i fratelli Peperò: fosse stato per lui, sarebbe rimasto in casa a leggere i gialli sognando di essere lo Sherlock Holmes del Monferrato... ma quelli, in sella alle biciclette, non perdevano occasione per trascinarlo in avventurose spedizioni alla scoperta delle colline.
 La famiglia Peperò, originaria di Carmagnola, aveva creato una catena di osterie e ristoranti nei quali venivano riproposte le ricette della tradizione piemontese.

I cinque fratelli, buoni ma tremendamente vivaci, erano sempre pronti a mietere vittime, facendo scherzi di ogni genere; anche ora che erano cresciuti, continuavano a essere i monelli del quartiere che erano stati sin da bambini.
 Ognuno di loro aveva una caratteristica che lo distingueva dagli altri: Quadrato era tozzo e cubico; Tumaticot, tracagnotto e tondeggiante; Quadrato Allungato, sempre cubico, ma decisamente più slanciato; Trottolo, più piccolo e cuoriforme; in ne, Corno di Bue, il più alto di tutti.

L’Ispettore, placato l’appetito, stava lentamente sprofondando nel torpore del dopo pranzo; di certo, si sarebbe arreso senza opporre resistenza all’assalto del sonno, ma la conversazione tra due avventori dell’osteria giunse alle sue orecchie, riportandolo di colpo alla realtà:

- Carramba! Birras di colore rosas e gallettas di meligas volantes... come es possibiles? - E’ una trazedia amico mio, una trazedia...
- Quella nuvolas era troppo stranas. Non era pioggias... e nessuno mi ha dato rettas... - Lo zo, ma ti ricordi coza ci ha detto Zir Tartufo?

ceFErcaFAteFE iFIL caFArdoFO goFObboFO - “Quindi, mio caro amico Maiz”: - ceFErchiaFAmoFOloFO!

(trad.: cercate il cardo gobbo - cerchiamolo!)

L’Ispettore volle saperne di più e, senza svelare la propria identità, si avvicinò dimostrandosi interessato alla conversazione.

Venne così informato dai due, il signor Mais e il signor Orzo che, nella bassa pianura tra il Torinese e il Cuneese, era accaduto qualcosa di spaventoso.
Rivoltisi a Sir Tartufo, questi aveva consigliato loro di cercare un tale Cardo Gobbo di Nizza Monferrato; si erano poi messi subito in cammino e, dopo tanta strada, finalmente avevano raggiunto Portacomaro Stazione.

Gli raccontarono allora di casse di birra diventate color rosa gengiva e di paste di meliga trasformatesi improvvisamente in palloncini biscottati, a seguito del passaggio di una misteriosa nube nera sui loro campi. Aggiunsero che gli strani fenomeni si erano verificati anche in zone montane, ma le notizie così a macchia di leopardo tardavano a giungere da una provincia vasta come quella di Cuneo, non a caso chiamata la Granda. L’Ispettore - che si era illuso di doversi confrontare con qualche strambo parassita, o con una malattia esotica - fu preso dallo sconforto. Una nuvola... come combattere contro una nuvola oscura? E, da dove aveva origine?

Mais, nè Orzo seppero rispondere a queste domande.
L’Ispettore capì che c’era una sola cosa da fare: “partire per i monti della Luna”, come avrebbe detto suo nonno Cardo DueGobbe; o, come diremmo noi oggi, intraprendere un viaggio verso il luogo sconosciuto, da cui tutto aveva avuto inizio.
Si congedò rapidamente dai due, intenzionato a partire subito verso i luoghi in cui la nuvola era stata avvistata l’ultima volta.

- A presto, Ispettore Cardo Gobbo e grazie di tutto, neh! - urlò Trottolo.
Il suo saluto vivace sfuggì a Mais e Orzo, impedendo loro di riconoscere nell’Ispettore colui che stavano cercando. Per risollevare il morale, infatti, si erano dati al “gioco della spiga”, a cui Orzo era particolarmente legato: gli ricordava i tempi passati, quando suo padre - giocando con lui - gli cantava un ritornello che faceva più o meno così: Peru, peru monta su! Cala, cala mai pi giù*.
Erano le 15.30, quando l’Ispettore entrò in ufficio e informò la signorina Zucchina Trombetta del suo imminente viaggio. Non aveva ancora cominciato a riempire la borsa, ereditata dal nonno, che già lo sguardo critico della nuova segretaria cadde su di lui.

- Per tutti i semi di zucca, Ispettore! Quella che vedo è una valigia, oppure un fossile dell’era dei dinosauri? - pronunciò severa la signorina Zucchina - E quelle, sono camicie, o ha avuto qualche problema con l’ammorbidente?

Il povero Ispettore, che questi problemi non se li era mai posti, in quel momento si sentì piccolo e indifeso come un Ramassin; l’intraprendente segretaria, senza infierire oltre, estrasse da un armadio un piega-camicie, e in un battibaleno regnò l’ordine dove prima era confusione.
 Il treno arrivò annunciato dal tremolio del pavimento e l’Ispettore, ancora affaccendato con camicie e valigia, riuscì a non perderlo per un soffio, catapultandosi come una scheggia al binario.

Era in viaggio da nemmeno dieci minuti, quando cadde in un sonno profondo, dolcemente cullato dal movimento della carrozza.

Domenica prossima si torna tra i fornelli, con una ricetta di cucina nutriente e sfiziosa che vedrà protagonista la zucchina Trombetta, ortaggio dalla tipica forma a “manico d’ombrello” originario della città ligure di Albenga.

Per leggere il quinto episodio della rubrica, clicca qui:

TargatoCN: bit.ly/2pUqLZq

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Savonanews: bit.ly/2qrs8BZ

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Dove si può acquistare il Bilibro?

Per scoprire tutti i contenuti del bilibro di Renata Cantamessa (alias Fata Zucchina) “Il Mistero del Grandalbero – Ricette Favolate di Fata Zucchina”, si può acquistare su Arabafenicelibri.it (http://bit.ly/2nAOXAp), presso tutti i negozi Coop o ordinandolo alla propria libreria di fiducia.

 

Quanto costa? A chi sono destinati i proventi della vendita?

Il prezzo è di 10€. I proventi raccolti dalla vendita (2€ a libro) saranno donati in Piemonte a favore del progetto F.A.T.A. di Fuoriterapia Assistita con Animazione dell’Ospedale Infantile “Regina Margherita”, in collaborazione con l’Associazione Onlus “La Collina degli Elfi” di Govone d’Alba. Il ricavato di Liguria e Lombardia sarà rispettivamente devoluto all’Ospedale “Gaslini” di Genova e alla Fondazione “De Marchi Onlus” di Milano.

 

Scorri al fondo della pagina per consultare la scheda di presentazione del libro.

 

Contatti

E-mail: renata@fatazucchina.eu

Sito web: www.fatazucchina.net

Pagina Facebook: Renata Cantamessa – Fata Zucchina

Instagram: @fatacantamessa

Twitter: @RCantamessa

Youtube: Renata Cantamessa – Fata Zucchina

 

 

Chi è Renata Cantamessa?

Giornalista di carta stampata e web, autrice e conduttrice radio-televisiva, doppiatrice

di cartoon, ghostwriter e project-manager, cresce professionalmente nel settore della

cooperazione. Opera in modo trasversale su comunicazione e multimedia-marketing, con specifica attenzione attorno ai temi strategici dell’agroalimentare, della territorialità, del benessere e della sostenibilità. Oltre al mondo della cooperazione e dell’agricoltura (ortofrutta in primis), collabora attivamente con la GDO-Grande Distribuzione Organizzata italiana, la Sanità Pubblica (Asl territoriali), l’Università degli Studi di Torino, gli Istituti di Istruzione Superiore a indirizzo agrario-alberghiero e con l’USR-Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte, con un coinvolgimento sulla progettazione dell’attività formativa di alternanza scuola-lavoro. Dal 2013 veste la “nuova identità” di Fata Zucchina, da lei creata e impersonata come icona moderna del Food&Wealth (Health + Welfare) per divulgare nuovi modelli di integrazione e consumo nella relazione tra persone e territorio.

 

Chi è Fata Zucchina?

E’ la prima “fata agricola” italiana, proposta come modello smart di avanguardia al femminile, per ricordare che le donne possono essere un importante veicolo di innovazione in agricoltura. Un omaggio diretto a quell’oltre 70% di lavoro agricolo che - nel mondo - è realizzato da generazioni di donne rurali. Ma non solo: la “bacchetta magica” di Fata Zucchina – ovvero la sua divulgazione attraverso progetti che diventano rubriche, come “Il Bugiardino di Fata Zucchina”- si rivolge per antonomasia al settore primario, come snodo centrale di una “nuova economia”. C’è dunque l’Agricoltura con l’iniziale maiuscola al centro del cuore di questa fata rurale, cioè quel Made in Italy fatto di terra variegata, mani laboriose e grandi intelligenze, che ha bisogno di tornare a simpatizzare con le famiglie e di giocare con i bambini, accendendo la loro voglia di fare, di immedesimarsi e costruire; educandoli a trattare i frutti della terra come nuovi “amici” e a seminare una felicità fatta di beni relazionali, tradizione e innovazione.

 

Illustrazione di Daniela Ranieri

 

Renata Cantamessa

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