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In Breve

| 28 aprile 2017, 17:00

A qualcuno piace esperienziale

A qualcuno piace esperienziale

Tra le invenzioni più recenti dei tour operator, mirate a intrattenere gli ospiti mediamente facoltosi nel Belpaese, c’è il “turismo esperienziale” o “turismo proattivo”. Anche Genova, la Liguria più in generale, vuole sondare tale opportunità: è stata appena presentata l’iniziativa “C’è pesto per te”, che propone un itinerario del gusto tra mercati, botteghe e carruggi.

Turismo esperienziale significa raccontare una storia, coinvolgendo i partecipanti. È una visita guidata evoluta, che non si limita a spiegare le caratteristiche del dato monumento o evidenziare le bellezze naturali del territorio. La guida veste i panni di un personaggio, così i turisti diventano gli attori di un gioco, protagonisti di un cammino esplorativo. Nel caso genovese, ci sarà una caccia al tesoro per scoprire gli ingredienti del pesto perfetto di Nonna Dina, proseguendo con degustazioni, show cooking e la preparazione finale della ricetta con pestello e mortaio.

Scordiamoci le invasioni da turismo mordi e fuggi, gli intruppamenti, le code sui sentieri delle Cinque Terre che qualcuno vorrebbe disciplinare col numero chiuso, le migliaia di foto tutte uguali dello stesso luogo nello stesso momento (la prova del selfie: c’ero anch’io, quel posto fa parte della mia collezione!). Ci spostiamo su percorsi più personalizzati, certamente più costosi, pensati soprattutto per un pubblico anglosassone, nordeuropeo e asiatico.

Sono stato diverse volte in Inghilterra, ad esempio, e ricordo benissimo quanto siano fissati gli inglesi con le rievocazioni storiche e con la dimensione ludica del viaggiare. Entrando in una sala del castello di Warwick, mia moglie ed io eravamo stati accolti da persone in costume come “duca e duchessa di Milano” (eravamo un po’ imbarazzati, lo ammetto).

Sempre in tema di esperienze, anche noi abbiamo ceduto l’anno scorso al richiamo della passeggiata mattutina col cercatore di tartufi nelle Langhe, insieme a un gruppetto di russi, che al termine della scampagnata nei boschi ha speso qualche centinaio di euro in prelibati tuberi.

Il turismo ligure potrebbe attingere a piene mani dal suo bacino “esperienziale”: l’esempio più facile, guardando al Ponente, è mostrare ai visitatori come si produce l’olio extravergine, dall’albero al frantoio. L’elenco delle possibilità è davvero lungo tra enogastronomia, arte, natura, tradizioni.

Luca Re

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