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Economia | 21 aprile 2017, 11:34

Taggiasca-giuggiolina, guerra dei numeri tra Comitato promotore e Comitato 'Salva Taggiasca'

In mezzo il rebus dei fascicoli non aggiornati

Taggiasca-giuggiolina, guerra dei numeri tra Comitato promotore e Comitato 'Salva Taggiasca'

Si apre la ‘guerra dei numeri’ sulla questione taggiasca-giuggiolina. Da una parte c’è il Comitato promotore che con la Regione Liguria sostiene il percorso verso la Dop dell’oliva taggiasca, (rappresentato da Consorzio tutela olio Dop, associazioni di categoria – in rappresentanza della volontà di una piccola parte dei loro associati - industriali, alcuni produttori), dall’altra il Comitato Salva Taggiasca che unisce aziende piccole e grandi e rappresenta vari soggetti della filiera.
Il punto è capire se l’iter di sostituzione taggiasca-giuggiolina abbia il consenso degli operatori della filiera e del territorio.
Le motivazioni di questa urgenza, più volte evidenziate dal Comitato per la Dop, sono ‘fumose’ e non supportate da dati oggettivi: “C'è la corsa ad acquistare talee di taggiasca per trapiantarle in Puglia, in Olanda, in Perù. Sembrerebbe dappertutto...”.

“Di queste affermazioni - sostengono i difensori della cultivar taggiasca - non ci sono tracce, fatture che confermino l'acquisto di 100-200 mila piantine. Per quanto riguarda la Puglia recentemente l'Unione Europea ha indicato nel ‘leccino’ l'unica cultivar con cui sostituire le coltivazioni andate perdute per la Xilella. Anche volendo la taggiasca non potrà emigrare da quelle parti. Abbiamo evidenziato più volte il nostro punto di vista all’assessore all'agricoltura Stefano Mai ma senza risultati: la Regione insiste nella sua ‘crociata’”.

All'incontro in Regione i fautori della giuggiolina hanno esibito i numeri per supportare il percorso intrapreso: “Quei numeri  secondo noi non rappresentano la reale situazione dell'olivicoltura ligure e in particolare del Ponente - affermano il presidente Simone Rossi e il vice Livio Quaranta del Comitato Salvataggiasca - lo stato dell'arte del pianeta olivicolo ligure, frutto tra l'altro dell'ultima indagine condotta proprio su indicazione della Regione, è diverso”.

Gli ettari di oliva Taggiasca ricondotte alla situazione reale sono circa 12.300 per la Provincia di Imperia e di Savona (fonte VI° censimento 2010 Regione Liguria, del programma PSR Regione Liguria relazione annuale 2011 e da studio CREA Per la Regione Liguria 2015/2017).

Le aziende che operano con oliva Taggiasca sono circa 7.500 (stessa fonte ufficiale): a fronte di questi numeri pare evidente che la percentuale fornita dal comitato promotore DOP Taggiasca rappresenti il solo 20% e non il 60%.
E’ evidente che questi numeri sono inconsistenti. I numeri recepiti da AGEA (su cui si fa riferimento per l’avvento della nuova DOP) sono parziali e non corrispondenti alle reali coltivazioni di olive Taggiasche.

Questo succede perché oggi nonostante il decreto ministeriale del 23 dicembre 2013 disponga che gli olivicoltori (quindi le associazioni di categoria depositarie dei fascicoli in questione) debbano aggiornare i fascicoli con la varietà e con il numero delle piante, tutto questo non è ancora stato fatto.

Molti coltivatori si aspettano che le associazioni aggiornino come prescritto dalla legge i fascicoli, ma le associazioni di categoria sono nel Comitato a favore della giuggiolina...E un cerchio imperfetto, difficile farlo quadrare.  

Risulta quindi evidente che quando si parla di piante cultivar Taggiasca non è possibile fare riferimento alle sole iscritte alla DOP ma è necessario conteggiare anche le piante cultivar taggiasca non iscritte.

“C’è un’incongruenza ed è grave perseguire su una strada secondo noi non corretta  - spiega ancora Simone Rossi - ricordiamo inoltre che l’associazione frantoiani AIFO Liguria, di cui nessuno pare ricordare l’esistenza pur rappresentando il 90% dei trasformatori, dopo regolare assemblea e votazione in merito, ha espresso contrarietà nei confronti di una DOP che preveda la sostituzione della Cultivar Taggiasca. Il comitato salva taggiasca è nato spontaneamente per salvaguardare il libero utilizzo dell’oliva Taggiasca sviluppando una DOP che affianchi alla cultivar la denominazione del territorio di origine. Ad esempio ‘oliva Taggiasca del Ponente Ligure’, con adesione volontaria”.

Redazione

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