Blabla taxi

Nella bolgia di proteste romane dei tassisti regolari contro gli abusivi di Uber, fanno quasi sorridere le dichiarazioni dei conducenti di auto bianche a Bordighera. A volte facciamo solamente due corse in un giorno. Qui non c’è turismo. Così nessuno di loro è sceso a Roma, né ha protestato o scioperato. E per quale motivo? I clienti mancano, anche senza tirare in ballo la multinazionale americana dei taxi “alternativi”.

Siamo pur sempre nel ponente ligure, provincia d’Imperia, periferia del mondo quando si parla di trasporti di qualsiasi tipo. Bordighera piange, ma le altre città non stanno molto meglio. Per combattere l’assuefazione ai disservizi - vedi pendolari esasperati per i continui ritardi dei treni e l’abbandono delle stazioni - bisogna trovare nuovi modi di organizzarsi. L’economia della condivisione, o sharing economy per chi preferisce l’inglesismo, può ridefinire le nostre abitudini.

Sempre più viaggiatori stanno migrando dal ferro alla gomma grazie a Blablacar. Condividere l’auto tra più passeggeri verso una stessa destinazione, è una buona risposta all’inefficienza delle ferrovie, sia per gli spostamenti abituali casa-lavoro sia per itinerari più lunghi, basta osservare quanto sia diventato popolare il percorso Genova-Milano sulla piattaforma online di car pooling.

Tornando ai tassisti rivieraschi, una soluzione al loro isolamento potrebbe consistere nel coordinare il servizio su scala provinciale, da Ventimiglia a Diano Marina, con un solo numero radiotaxi da chiamare, tariffe fisse per alcuni tragitti standard (per/da stazioni ferroviarie e ospedali, ad esempio), possibilità di prenotare l’auto anche con applicazioni mobili e così via.

Vedremo, certo è che al momento la situazione è talmente frammentata che possono accadere episodi del tipo: Scusi arriverà un altro taxi dopo di lei? (la domanda di un viaggiatore). Sì è possibile e comunque non è compito mio chiamarlo (la risposta del tassista). Questo scambio di battute mi è stato fedelmente riportato dai suoceri, scesi a Imperia da un Intercity proveniente da Milano, ovviamente in ritardo, ovviamente senza l’ombra di un mezzo pubblico che alle dieci di sera potesse portarli a casa.