“Una delle critiche più comuni che viene da sempre formulata al Festival di Sanremo è la mancanza di belle canzoni, di grandi autori, di artisti interessanti. Di essere una semplice vetrina musicale che non rappresenta la vera musica italiana. Quest’anno queste osservazioni sono state vere solo in piccola parte”
Infatti non sono mancati gli autori: da Maurizio Fabrizio a Giuseppe Anastasi, da Roberto Casalino a Federica Abbate, da Luca Chiaravalli a Diego Calvetti, da Cheope a Rory Di Benedetto, (e davvero tanti altri), questa edizione ha coinvolto il meglio quasi totale dei songwriter italiani.
Il caleidoscopio degli artisti ci ha regalato diverse sfaccetature della musica italiana, (della tipologia a cui appartiene il festival, s’intende): l’eleganza di Fiorella Mannoia, l’imprevedibilita’ di Ermal Meta, la forza comunicativa di Fabrizio Moro, la premiata originalità di Gabbani, l’energia di Paola Turci. Ha riconfermato i ruoli di grandi professionisti che continuano a rappresentare onestamente la musica italiana come Gigi D’Alessio, Marco Masini, Giusy Ferreri, Al Bano e Ron. Non sono mancate le voci interessanti , Michele Bravi, Sergio Sylvestre, Elodie (e in qualche modo Bianca Atzei) e indubbi talenti che potrebbero diventare i nuovi big di domani: Lodovica Comello.
Legittime le critiche che da sempre accompagnano una manifestazione così complessa e importante;
la prima è mia, personale: comprendiamo tutti che lo strumento dell’eliminazione sia utile per mantenere una certa tensione e attenzione nello spettacolo, ma quando seri professionisti, che si sono conquistati onestamente la loro parte di pubblico, vengono posti in secondo piano rispetto ad artisti che devono ancora dimostrare il loro presunto talento, ci troviamo di fronte ad un azione irrispettosa, antipatica, inutile. Il televoto è semplicemente una truffa per rubare spiccioli (che diventano milioni) a chi segue il festival e vuole in qualche modo aiutare l’artista in cui crede. Che non ci siano mezzi più professionali per lasciare una parte delle valutazioni al pubblico, non ci crede più nessuno; nemmeno gli ultimi romantici che – beati loro- continuano a sperare che sul podio finale le disposizioni siano dettate, solo, da talento e merito.
Sarebbe giusto inotre da parte dell’organizzazione giustificare l’assenza di altri grandi artisti che hanno presentato la loro candidatura al Festival: Tosca, Sergio Cammariere, Mariella Nava, Raphael Gualazzi, Silvia Mezzanotte, Amara, Francesco Sarcina, Gerardina Trovato, Davide Maggio, Syria ( e per i distratti la grande rivelazione del 2016: Levante!) perché avrebbero dovuto offrirci uno spettacolo inferiore a Bernabei, Luzi, Nesli, Raige, Paba? Non hanno presentato le giuste canzoni? ingenuo. Non rappresentano la musica attuale? discutibile. Le scuse sarebbero ridicole lo stesso ma almeno dovrebbero chiamare un premio Nobel -supportato da un team di legali e critici comprati- per scriverle.
Ringrazio chi mi ha permesso di esprimere il mio parere pubblicamente; la mia presa di posizione, controcorrente a molti famosi critici italiani è stata subito chiara: Miglior Testo a “Che sia benedetta” di Fiorella Mannoia (Amara-Mineo) e “ Canzone per Federica” (Maldestro) per il filosofo di Scampia. Entrambi non hanno vinto ma hanno ricevuto rispettivamente il Premio Per il Miglior testo e il Premio Lucio Dalla (Fiorella) e il Premio Mia Martini ( Maldestro), cioè i Premi che vengono assegnati dalle giurie di esperti e professionisti della musica.
Ringrazio anche i colleghi che hanno commentato nel mio team di opinionisti questo festival: Mariella Nava, Gerardina Trovato, Tullio De Piscopo, Andrea Mingardi, Lele Boccardo, Beppe Dettori dei Tazenda, Biagio Puma e Antonio Augelli.
Un ringraziamento particolare alla penna che da alcuni anni ritengo svolga al meglio il suo lavoro di critico e opinionista, con raro garbo e competenza, con educazione e ironia, ma senza peli sulla lingua, che anche quest’anno ho letto con piacere: Alba Cosentino, capo redattore e critico musicale del noto magazine di musica & spettacolo FullSong.
Entriamo nel dettaglio di questa edizione; signori e signori i 16 vincitori del primo posto del festival di Sanremo.
Al primo posto / 1 [Francesco Gabbani]
E’ suo, gli tocca. Riporto un mio commento dei giorni scorsi: “Francesco ha capito tutto e incarna perfettamente i meccanismi dell'artefatto mondo di Sanremo, dove la musica è un optional” e ce lo ha dimostrato. La canzone è tecnicamente un mix tra un inutile esercizio di bravura e la piacevole sigla di un Club di animazione di un villaggio turistico. Ma – attenzione- lui è un grande autore già affermato e “Occidentali’s Karma” un’ operazione discografica perfetta. In mezzo a tanti emulatori del genio di Rino Gaetano lui rappresenta [mi sarà perdonato l’accostamento, formulato cosciente delle rispettive imparagonabili grandezze] dell’ estrosità di Celentano. Lo scimmione che ha portato sul palco rappresenta sia il pubblico medio a cui si riferisce sia il profilo di critici e tecnici che non hanno capito che i tempi stanno cambiando (me compreso, in entrambe le categorie).
Al primo posto /2 [Fiorella Mannoia]
La vincitrice morale del festival. Una canzone perfetta, una professionalità inarrivabile. Premio Lucio Dalla, Premio Miglior testo con un brano scritto da un’autrice straordinariamente brava (Amara, con Salvatore Mineo). “Che sia benedetta” è un canzone orecchiabile ma intelligente, costruita magistralmente, con un grande impatto radiofonico (arrangiamento del maestro Valeriano Chiaravalle che ha seguito Mika) ma allo stesso tempo in grado di reggere il confronto con un certo tipo di canzone d’autore. I critici musicali italiani (quelli veri) hanno stroncato la canzone dichiarandola falsa negli intenti, precostruita. Ne prendo umilmente atto; ma se mi sono emozionato ad ascoltarla -dimostrando la mia poca competenza- non importa: anche se fosse vero, tutto sommato è bello essere presi in giro da tale bellezza.
Al primo posto /3 [Erma Metal]
La mia scaletta personale vedrebbe un podio dove lui è quarto dietro Moro e la Turci, ma dobbiamo dare atto a questo ragazzo, che ha già dimostrato in passato di essere un ottimo autore per altri, di aver dato una grande prova del suo talento. La cover di Modugno è stata una delle più belle ( e più azzardate, in particolare nella sua esecuzione a due registri di voce) mai eseguite sul palco di Sanremo, e il suo brano in gara “Vietato morire” è assolutamente non banale. Non mi convince ancora totalmente come interprete, ma sicuramente non è il clone di nessuno.
Al primo posto /4 [Paola Turci]
la seconda regina del festival: splendida. Ha conquistato tutti con una bellezza e professionalità convincenti e un brano di buona fattura, energico, non scontato. Finito il polverone Sanremese la sua “Fatti bella per te” rimarrà una delle canzoni più belle di questo festival.
Al primo posto /5 [Francesco Moro]
In un’altra edizione avrebbe potuto vincere tutto: il primo posto, il premio della critica, il premio per il miglior testo. La sua canzone “Portami via” meritebbe anche di essere inserita in un album di Vasco Rossi, perché ha i tratti del nostro rocker nazionale: onestà e rara immediatezza. Si conferma una eccellenza della musica italiana.
Al primo posto /6 [Gigi D’Alessio]
Ho già parlato del nostro Gigi nazionale: “La prima Stella” è un brano di grande delicatezza e dalla bella struttura armonica. Ha fatto la scelta di mettere davanti a tutto i sentimenti e aveva già vinto ancora prima di portarla sul palco piu’ famoso d’italia perchè in mezzo a tante musiche senza senso e parole (questa volta davvero) false o vuote, la sua canzone risulta davvero onesta, ben scritta, ben interpretata. D’Alessio appartiene ad una fascia precisa di pubblico che lo ama incondizionatamente. Chi lo critica a priori probabilmente non ha grandi cognizioni di musica, perché - indifferentemente dai gusti- siamo di fronte ad un artista preparato.
Al primo posto /7 [Al Bano]
Al Bano è un gigante della musica italiana, su questo non si discute. Il brano è stato scritto da uno dei più grandi autori italiani, il maestro Maurizio Fabrizio ( autore de” I migliori anni della nostra vita” di Zero o “Almeno tu nell’universo” di Mia Martini, tanto per intenderci), e se fosse stato cantato da Bocelli oggi si griderebbe al miracolo. Perché “Di Rose e di Spine” è una romanza dalla melodia esemplare, uno dei momenti più colti del festival, e il brano, Premio Miglior arrangiamento, avrebbe meritato di partecipare e avere un riconoscimento fuori gara. Sia ben inteso: non è che Al Bano non l’abbia eseguita egregiamente, anzi, ma il suo modo confidenziale di porsi, nel suo stile da sempre, ne oscura la grandezza della scrittura, perché non tutti hanno la competenza di poterla riconoscere.
Al primo posto /8 [Marco Masini]
Marco Masini è uno degli autori più bravi che abbiamo in italia, ha scritto cose straordinarie (e anche una serie di cazzate, lo ammettiamo) alcune delle quali, “Ci vorrbbe il mare” su tutte, sono di indiscutibile bellezza, e spesso ce lo dimentichiamo. Ma è ancora qua: ha riscritto la sua storia e si è rimesso in gioco uscendone vincitore. “Spostato di un secondo” è un bel brano e lui si conferma una bella realtà della musica italiana.
Al primo posto /9 [Giusy Ferreri]
In pochi avrebbero scommesso su di lei quando uscè da X factor. Continua a fare scelte intelligenti e la sua voce unica la distingue da tutto quello che c’è in giro. “ Fa talmente male” si confermerà una hit radiofonica
Al primo posto /10 [Lodovica Comello]
Perfetta sul palco, una grande professionalità e una bella presenza che buca lo schermo. Il pezzo “Il cielo non mi basta”non era dei più adatti a lei , anche se scritto dalla songwriter del momento, che non sbaglia un colpo. Passerà in radio ma soprattutto non passerà inosservata. Siamo di fronte all’erede delle nostre showgirl italiane, una figura rarissima che mancava da un po’ sulla scena.
Al primo posto /11 [Ron]
Passano gli anni ma Ron si conferma sempre come una dei volti eleganti della musica; uno stile personale che non fa mai fuochi d’artificio (anche questo una sua prerogativa) ma che riconferma ogni volta la sua professionalità e perdura nel tempo con un repertorio curato e ormai storico. Ron non è capace di scrivere brutte canzoni, e la sua “ L’Ottava meraviglia” appartiene a queste. Merita il podio perché ha sempre portato musica di qualità e assolutamente come gli altri sui colleghi non meritava il giochetto dell’eliminazione, in primis per il rispetto della sua indiscussa carriera.
Al primo posto /12 [Michele Zarrillo]
Merita il podio perché torna a Sanremo dimostrando che sa ancora cantare, e bene. “Mani nelle mani” non è un pezzo che mi ha entusiasmato ma è un bel prodotto con una delle più belle orchestrazioni del festival (il maestro Fabio Gurian)
Al primo posto /13 [Michele Bravi]
In mezzo a tanti cloni una voce particolare. “Il diario degli errori” è il pezzo più bello tra quelli scritti per questo festival da Federica Abbate. Michele ha un registro vocale androgino, particolare, che gli permetterebbe di fare cose interessanti e una certa eleganza sul palco. Nonostante le critiche che gli vengono sollevate da esperti di musica autorevoli, credo non sia giusto relegarlo alla pari di molti suoi colleghi come artista usa e getta. C’è talento. Occorre vedere come lo userà.
Al primo posto /14 [Lele]
Vince su Maldestro, ma in modo meritato. Perché pur essendo un figlio dei talent è credibile che ricorda il nostro Eros Ramazzotti delle prime apparizioni. Se giocasse bene le sue carte potrebbe seguirne le orme ( anche qui con il dovuto rispetto per Eros: il paragone è puramente stilistico). a proposito di scelte affidando la scrittura della sua “Ora mai” ad un team esperto ( Rory di Benedetto, Esposito, Canale, già autori per Mengoni) ha già dimostrato una certa maturità. Primo posto dunque meritato. La qualità di Maldestro avrebbe avuto meno visibilità, e noi abbiamo bisogno di volti credibili per ripopolare la musica italiana. Lui potrebbe esserlo.
Al primo posto /15 [Bianca Atzei]
per quanto se ne dica la Atzei merita il suo piccolo posto nel podio finale perché ha una voce, particolare, una bellissima presenza, un team di lavoro professionale e un modo di porsi curato che piano piano, a fatica, si sta comunque conquistando una parte di pubblico. “ Ora esisti solo tu” è una canzone usa e getta ma orecchiabile, ben costruita intorno a lei,che le darà visibilità.
Al primo posto /16 [Elodie]
Un personaggio particolare con una bella voce e un brano ben eseguito. “ Tutta colpa mia” non eccelle ma lei è un bozzolo dei talent con tutti i numeri per diventare una farfalla che non assomiglia a niente
Tutti gli altri artisti? Li riascoltermo nelle segreterie telefoniche come sottofondo dei messaggi pubblicitari, come ogni anno.