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In Breve

| 25 gennaio 2017, 17:00

Utopia Italcementi

Utopia Italcementi

Sui giornali si legge che è “iniziata la corsa dei privati” per investire nell’area ex Italcementi a Imperia. Diversi imprenditori, infatti, sarebbero interessati a riqualificare in tutto o in parte quei 24.000 metri quadrati di superficie abbandonata, a un passo dal centro cittadino. Siamo già passati dall’archeologia industriale alla futurologia urbana applicata.

Attendo con impazienza il primo rendering. Dopo l’accantonata Porta del mare di Colussi intorno allo stabilimento Agnesi, ora dove possiamo rivolgere la nostra immaginazione? Verso una Porta sull’argine (del fiume Impero)? Teoricamente, ha ragione il sindaco Capacci, al posto di muri sgretolati e capannoni fatiscenti potrebbe sorgere un po’ di tutto. Un hotel cinque stelle con vista sul gerbido, appartamenti con finiture di pregio destinati a rimanere invenduti, un centro commerciale da far invidia a Milano.

L’unica condizione per il potenziale investitore è costruire una scuola. Sarebbe già qualcosa, una sorta di campus, che bello. Intanto, quei 50.000 euro destinati alle aule di piazza Calvi andranno al Museo navale, la cui prevista inaugurazione a fine gennaio era tassativa, se no addio fondi europei. La mia domanda è: chi e perché vorrebbe investire somme milionarie a Imperia? Che cosa gli offriamo? Quali potenzialità intravede nella nostra città?

Sono curioso, e immagino che anche voi lo siate, di vedere come sarà il museo, quanti giorni aprirà al pubblico, quanto incasserà dai biglietti. Se qualcuno acquisterà gli immobili messi in vendita dalla famiglia Carli: la Galleria degli orti e il palazzo che ospita l’Agenzia delle Entrate. Se l’Agnesi si trasformerà in un parcheggio, un museo, un cinema multisala. Se qualcuno avrà l’ardire di comprare l’edificio che fu sede della Banca d’Italia in via Cascione, per farci cosa. Se l’ex Sairo muterà da ciminiera a ostello, con immancabili appartamenti di contorno. Quando andrà in scena la prossima stagione teatrale al Cavour.

Potrei continuare, ma mi fermo qui. Non sono sfiduciato al cento per cento, solo quel tanto che basta per non farmi più illusioni. Basterebbe che il comune asfaltasse qualche ex strada bucata, allargasse qualche ex marciapiede butterato. Sarò smentito, e nel caso sarò felicissimo, ma a furia di fantasticare sull’Italcementi, mi sembra di raschiare il barile dell’utopia.

Luca Re

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