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Politica | 29 novembre 2016, 17:50

Imperia: l'Onorevole Alfredo D'Attorre in città per promuovere le ragioni del no: "La riforma va bocciata perché taglia solo la democrazia". L'intervista

Tra poco, l’Onorevole di Sinistra Italiana Alfredo D’Attorre si recherà a Imperia dove incontrerà la cittadinanza al cinema centrale, dove porterà le ragioni del no alla riforma. Lo abbiamo intervistato pochi minuti prima dell’inizio dell’incontro

Imperia: l'Onorevole Alfredo D'Attorre in città per promuovere le ragioni del no: "La riforma va bocciata perché taglia solo la democrazia". L'intervista

Conta di arrivare a cento incontri prima del 4 dicembre, giorno in cui gli italiani saranno chiamati a decidere sulla riforma costituzionale voluta dal governo guidato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Tra poco, l’Onorevole di Sinistra Italiana Alfredo D’Attorre si recherà a Imperia dove incontrerà la cittadinanza al cinema centrale, dove porterà le ragioni del no alla riforma. Lo abbiamo intervistato pochi minuti prima dell’inizio dell’incontro.

Onorevole, che clima si respira alle iniziative che portate avanti? “Innanzitutto bisogna dire che le iniziative fatte sono tantissime. Il clima è che c’è la consapevolezza del fatto che sia cresciuto anche a sinistra il fronte di quelli che dicono no per ragioni di merito. Il riscontro è molto positivo. chiaramente saranno tanti i fattori che determineranno il voto: questioni economiche, per esempio, o la paura agitata da Renzi in caso di vittoria del no. Credo che sarebbe sbagliato cullarsi sui sondaggi favorevoli”.

Cosa pensa dello schieramento trasversale contro la riforma e contro il governo? “Penso sia fisiologico che sulla difesa di alcune regole democratiche possono trovarsi insieme schieramenti di segno opposto. Era accaduto in altri referendum. Se poi questo è diventato anche un voto sul governo la responsabilità ricade su Renzi che dopo avere espropriato il parlamento delle sue funzioni ha messo una fiducia sulla riforma costituzionale, un atteggiamento che gli si ritorcerà contro”.

Pensa che Renzi in caso di vittoria del no si dimetterà? “Non so se si dimetterà, ha facilità a cambiare idea, non si fa scrupolo di venire meno alla parola data. Dubito si ritirerà a vita privata, ma di sicuro se la riforma non passerà il tema della Costituzione tornerà nelle mani del parlamento. Il governo non potrà imporre la scrittura delle regole e si potrà approvare una legge elettorale rispondente a criteri di costituzionalità, fondata sui principi di rappresentanza che ricostruisca un rapporto diretto tra i cittadini e le istituzioni”.

Perché votare no? “Perché la Costituzione non può essere cambiata dal governo. Dopo il precedente creato da Renzi chiunque potrebbe cambiarla”.

Però la riforma costituzionale è stata approvata dal Parlamento. “Sì, ma da una maggioranza ancora più ristretta di quella che regge il governo, sotto minaccia delle dimissioni del presidente del Consiglio che in più ha imposto la fiducia sulla legge elettorale fatto di straordinaria gravità. Inoltre, la riforma non raggiunge nessun obiettivo che si presuppone, tranne l’abolizione del Cnel. Il Senato non viene abolito, ma solo l'art. 58 della costituzione che dà ai cittadini il potere di eleggerlo. Con questa riforma si effettua il taglio della democrazia ma non dei costi, resta il 91% dei costi di funzionamento. Si passerebbe dal bicameralismo perfetto al bicameralismo confuso. In caso di vittoria del sì si creerebbe una super casta di sindaci e consiglieri regionali con il doppio lavoro senza legittimazione popolare, ma con l'immunità”.

Male, per D’Attorre, anche la riforma del Titolo V. “Riaprirà il contenzioso Stato-Regioni davanti alla Corte Costituzionale. Mantiene, malgrado quanto dice il governo, la sanità in capo alle Regioni e accrescerà il divario tra le Regioni a stato ordinario e quelle a statuto speciale. A ciò si aggiunge che si ha la garanzia di una nuova legge elettorale solo se vincerà il no”.

Renzi però ha detto di essere disposto a cambiarla. “Promesse da marinaio. Molto ingenuo crederci”.

Ieri il Ministro della Giustizia Andrea Orlando ha spiegato, per sostenere le ragioni del sì, che per colpa del bicameralismo perfetto la riforma sulla giustizia è ferma in Senato. (leggi QUI). “E’ semplicemente falso. La riforma è ferma al Senato perché Orlando e la ‘sinistra’, contano meno di quanto contino Alfano e Verdini, perché Renzi ha deciso di dare più retta a loro. Non c’è nessun rischio di paralisi e lo dimostra l’approvazione, nel giro di poche settimane, di leggi come quella che prevede l’abolizione dell’articolo 18, lo Sblocca Italia e la Buona Scuola. Con questa modifica della Costituzione si vuole indebolire il potere dei cittadini e rendere il governo controllabile dai poteri e spiace che una persona con una storia come quella di Orlando si sia piegato a questo”. 

Francesco Li Noce

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