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Attualità | 23 novembre 2016, 07:51

Cresce l'interesse attorno alla 'cipolla egiziana': prosegue il lavoro degli aderenti a 'R&B Agricoltura'

Negli ultimi anni anche fuori dai confini nazionali sta crescendo un fortissimo interesse per la ‘nostra cipolla’, osservando quotidianamente nuovi siti web e un aumento delle proposte di vendita o scambio dei bulbi.

Cresce l'interesse attorno alla 'cipolla egiziana': prosegue il lavoro degli aderenti a 'R&B Agricoltura'

In Italia abbiamo riscoperto la cipolla egiziana ligure grazie all’attività di studio e ricerca degli agricoltori aderenti a ‘R&B Agricoltura’. In Russia sappiamo della grande importanza militare avuta nel secolo scorso, ma nel resto del mondo?

Negli ultimi anni anche fuori dai confini nazionali sta crescendo un fortissimo interesse per la ‘nostra cipolla’, osservando quotidianamente nuovi siti web e un aumento delle proposte di vendita o scambio dei bulbi. Questa attenzione è amplificata in gran parte dalla crescita esponenziale del turismo in Mongolia di questi  ultimi anni. In Mongolia la cipolla egiziana ha una storia secolare, ed è proprio la Mongolia che ci porta a conoscere un'importante  caratteristica strategica di questa pianta.

“La collaborazione con l’Università agraria statale di Altaj in Siberia ci ha permesso di scoprire i motivi delle tradizioni popolari di questo paese, ben studiata  durante l' Unione Sovietica - racconta Irina Reydes, medical doctor, First Moscow State Medical University -. La Mongolia, la terra dei nomadi, non ha mai avuto una rilevante tradizione agricola, anzi, la loro storia non permette al popolo neanche di lavorare la terra con le normali attrezzature. Ma nonostante questo limite,  queste popolazioni  la coltivano da secoli!. Ovviamente, non viene conosciuta come ‘cipolla egiziana’ ma ha i suoi nomi locali, come per esempio, ad Altaj viene chiamata ‘altajana’, ma si tratta sempre della cipolla egiziana. Nella steppa e nella taiga questa cipolla cresce spontaneamente ed i popoli la raccolgono per un uso medicinale e culinario. Esistono comunque anche le prove che gli uomini ‘coltivavano’ questa cipolla. Non scavando la terra per non commettere ‘peccato’, ma semplicemente buttando i bulbi per terra. Ma a che scopo serviva se il popolo non aveva le cultura agraria e potevano tranquillamente trovarla spontanea? Gli scienziati russi dalla Stazione sperimentale della Siberia occidentale di Barnaul hanno supposto che questa cipolla è una delle poche  piante commestibili che appartengono alle specie pioniere,  piante molto resistenti, che si adattano anche a suoli poveri di sostanze nutritive, che modificano la sostanza  terreno e lo rendono più adatto ad altre specie più esigenti che si insedieranno successivamente. Infatti, veniva trovata nei terreni che avevano in precedenza avuto degli incendi, e le popolazioni locali distribuivano i bulbilli nelle steppe e nella taiga con questo scopo, per  aiutare la natura a riprendersi veloce dopo la distruzione del fuoco”.

Anche gli archivi europei confermano questa ipotesi. Uno dei primi riferimenti in Europa risale ad  una pubblicazione nel 1681 della Royal Society of London for Improving Natural Knowledge, una tra più antiche  associazioni accademiche. L' Allium cepa viviparum veniva  soprannominata ‘bulbosa’ e fu descritta come una pianta che al posto dei semi formava dei bulbi. Il medico che per  primo descrisse questa pinta fu il  Dr. Daniel Whistler, un amico di Isaac Newton. Il Dr. Whistler  osservò in prima persona le devastazioni del grande incendio di Londra del 1666. Durane i suoi studi  scoprì quindi che una delle piante eduli che si riprese più velocemente  negli orti di Londra fu proprio la cipolla egiziana aiutando la popolazione a sopravvivere. Il  Dr. Whistler propose anche il nome  di Allium cepa proliferum per la sua capacità di proliferarsi velocemente.

"L'utilità di una pianta edule - spiega Marco Damele -  viene spesso limitata dal costo di gestione della sua coltivazione, dalla moda ed  alle leggi di mercato, con il rischio di perdere per sempre  varietà importanti che hanno rappresentato la storia della nostra agricoltura e che in futuro potrebbero ritrovare nuova vita anche a livello commerciale. Per questo motivo la nostra missione di custodi di biodiversità è un investimento quotidiano che stiamo portando avanti con passione e consapevolezza”.

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