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| 30 ottobre 2016, 15:05

In & Out: speciale elezioni americane 2016. Dagli Usa tre ragazzi della provincia ce ne raccontano vizi e virtù

Si tratta di Stefano Braganti, ingegnere di Imperia trasferitosi a New York, Nicola Belliardi anche lui ingegnere di Imperia ora residente a Boston e Nicola Condello, avvocato di Ventimiglia ora a Miami.

In & Out: speciale elezioni americane 2016. Dagli Usa tre ragazzi della provincia ce ne raccontano vizi e virtù

Il prossimo 8 novembre gli elettori americani saranno chiamati al voto per eleggere il 45° Presidente degli Stati Uniti. Abbiamo chiesto a 3 portavoce d'eccezione, l'andamento della campagna elettorale di Madame Clinton e Mr Trump. Si tratta di Stefano Braganti, ingegnere di Imperia trasferitosi a New York, Nicola Belliardi anche lui ingegnere di Imperia ora residente a Boston e Nicola Condello, avvocato di Ventimiglia ora a Miami. Ecco 3 domande e 3 diversi punti di vista.

Trump e Clinton, l'America si chiede quale sia il meno peggio fra i due. Tu cosa ne pensi?

Stefano Braganti: “Da quanto si può percepire questa è davvero una delle elezioni più particolari della storia americana. Come in maggior parte d'Europa, anche l'America è stata colpita, anche se in maniera più superficiale credo, da un'ondata di antipolitica, o almeno, anti-solita-politica”.

Nicola Belliardi: “E' senza dubbio questa la domanda che ogni Americano si pone ormai da qualche mese a questa parte ed una volta superata l' amara considerazione penso che la domanda che bisogna porsi sia: chi tra questi due candidati sia"fit" (adatto, un termine inglese che entrambi i candidati hanno usato largamente durante i dibatti elettorali) per la carica presidenziale. A mio parere Donald Trump e' un candidato che porta divisione: i repubblicani non lo sostengono, l'elettorato femminile non lo apprezza ma si potrebbe continuare. Raccoglie invece il sostegno di gruppi di sostegno come l'NRA (National Rifle Association, ossia la lobby dei produttori d'armi) e questo basta ad inquadrare dove davvero Trump raccolga sostegno. Hillary porta con se un bagaglio di più' di 30 anni di esperienza tra politica e attivismo sociale. Non apprezzo la sua visione di politica estera (ha più' volte affermato la sua intenzione di armare fazioni curde in Iraq quando ben si e' visto che risultati ha portato il rifornire milizie in Afghanistan e Siria) ma per il resto e' una candidata solida per un paese che vuole mantenere un primato di credibilità' sullo scacchiere internazionale.”

Nicola Condello: “Ho seguito tutti i tre dibattiti in televisione. La sensazione è che dopo il primo dibattito Hillary Clinton abbia smesso di spiegare il proprio programma, concentrando la propria campagna elettorale sulle carenze e sugli errori dell'avversario, Donald Trump. Si è limitata a cavalcare il sentimento comune di come Trump non sia adatto a ricoprire la carica di capo dello stato, perdendo invece l'occasione di tracciare una linea politica innovativa, tale da sedurre gli elettori americani e convincere gli scettici. A mio avviso, gli ultimi due dibattiti sono stati abbastanza carenti di contenuti”.

Se dovessi paragonarli a due politici italiani, chi nomineresti?

Stefano Braganti: “Se dovessi fare parallelismi con la politica italiana, credo che Trump possa essere un mix tra Berlusconi, Grillo e Calderoli. Per quanto riguarda Hilary, non è facilissimo, forse un Prodi con un pò di D'Alema!?”

Nicola Belliardi: “Imprenditore, fa spesso uscite e battute infelici sul genere femminile, amante di festini e preda di un forte culto di se stesso. Il paragone Trump-Berlusconi regge. Per quanto riguarda Hillary Clinton purtroppo i paragoni italiani mi mancano. La ritengo molto più' vicina ad Angela Merkel”.

Nicola Condello: “Donald Trump, si e' promosso facendo leva suoi propri successi imprenditoriali continuando a riproporre il messaggio l'America di nuovo grande con lui, e molti punti del suo programma rimangono oscuri. Ricorda molto la figura di Silvio Berlusconi. Hillary Clinton invece e' più' in linea con la classe politica dirigente. Personalmente, non sono molto entusiasta di Trump, aldilà della sua vita privata esuberante e le sue contraddizioni; Trump ha più' riprese fornito risposte contraddittorie sulla politica estera (l'invasione dell'Iraq e i rapporti con Putin)”.

Cosa abbiamo da imparare dagli elettori americani?

Stefano Braganti: “Gli elettori Americani son molto diversi dall'elettorato Italiano. Intanto sono meno coinvolti. Di solito votano poco più del 50% degli aventi diritto. In America non e' come in Italia, per votare bisogna essere iscritti. Non è che essendo maggiorenni se è automaticamente iscritti. Credo che solo il 60% degli Americani aventi diritto (+18 anni) sia registrato. Inoltre, la gente "appassionata" di politica è molto meno. La maggior parte di appassionano solo quando iniziano le primarie per le presidenziali. Credo che solo poco più del 10% degli Americani abbia scelto i 2 candidati principali a queste primarie. Infine, gli elettori Americani non perdonano facilmente, se un politico ha qualche scandalo, difficilmente ne viene fuori (vedi Anthony Weiner, Bill Clinton..)”.

Nicola Belliardi: “Francamente nulla. L'elettorato Americano e' diviso, confuso e largamente influenzato nelle scelte di voto dai media ed in primis i social media. Cade vittima del populismo più' becero proprio come il corpo degli elettori di un qualunque altro paese quando ahimè' ci si attenderebbe ben altro dalla democrazia più' potente al mondo”.

Nicola Condello: “Credo che ciò che si debba apprezzare della politica americana sia l'attenzione del pubblico sui valori etici e sull'onestà dei candidati. Ad esempio gli americani si interrogano sull'essere un buon contribuente (di regola i candidati rendono pubbliche le dichiarazioni dei redditi, ad eccezione di Trump). Sicuramente il sistema americano non è il sistema perfetto, ma offre buoni spunti di riflessioni anche per i politici e gli elettori italiani”.

Una piccola curiosità: lo stesso giorno del 1960, l'8 novembre, venne eletto come Presidente americano John Fitzgerald Kennedy, con uno dei margini di voti più stretti della storia delle elezioni statunitensi.

Stefania Orengo

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