ELEZIONI COMUNE DI SANREMO
 / Al Direttore

Al Direttore | 26 ottobre 2016, 12:50

Sanremo: la storia del battistero di San Giovanni Battista raccontata dal matuziano Andrea Gandolfo

"Dopo la seconda guerra mondiale, è stato tra l’altro interessato da una campagna di scavi che ha consentito il recupero di uno strato pavimentale risalente all’età medievale..."

Sanremo: la storia del battistero di San Giovanni Battista raccontata dal matuziano Andrea Gandolfo

Uno degli edifici storici più significativi del complesso di piazza San Siro, a Sanremo, è sicuramente il battistero di San Giovanni Battista, che, dopo la seconda guerra mondiale, è stato tra l’altro interessato da una campagna di scavi che ha consentito il recupero di uno strato pavimentale risalente all’età medievale. Allo scopo di fornire alcune notizie di carattere storico-artistico su tale importante monumento, lo storico matuziano Andrea Gandolfo trasmette una sua breve relazione sul battistero di San Giovanni Battista di Sanremo:

    L’esistenza della chiesa di San Giovanni Battista, situata a fianco dell’attuale concattedrale di San Siro a Sanremo, è indubbiamente da porsi in relazione alla prolungata utilizzazione per fini abitativi della zona del Piano, suffragata dall’affioramento di un’area archeologica sotto l’odierno pavimento nel corso di una campagna di scavi effettuata tra il 1950 e il 1951. Non è stato tuttavia accertato un uso battesimale della struttura più antico della ricostruzione dell’edificio nel corso del Seicento. Sono invece venuti alla luce i resti di un insediamento di età imperiale romana, datato, basandosi anche sui reperti in ceramica del tempo, al I-II secolo d.C. (con presenza sul territorio documentata fino al V secolo d.C.), di cui fanno parte un’ara o parte di altare probabilmente riusata in un luogo distante dalla sua sede originaria, un tratto di carreggiata stradale e una pietra lavorata con relativo colatoio. 

    Durante gli scavi, compiuti tra il 1950 e il 1960, sono stati anche individuati vari strati pavimentali risalenti al periodo medievale, sovente incrociati gli uni sugli altri, con zone destinate alla sepoltura. Il suddetto materiale è attualmente conservato nella sala della Romanità del Museo civico archeologico di via Matteotti, insieme ad un frammento di pilastrino in marmo ad incastro con due lati decorati a bassorilievo con tralci di vite, presumibilmente di età longobarda, databile all’VIII secolo circa, rinvenuto nella zona della canonica e appartenente all’inizio ad una recinzione presbiteriale, forse relativa a una primitiva chiesa altomedievale ancora da individuare sotto l’odierna San Siro, ma in ogni caso facente parte del complesso di edifici sacri più antichi della zona.

    Il primo documento attestante la presenza, nell’area dell’attuale Piano, di una chiesa intitolata a San Giovanni Battista, risale al 1123, anno in cui venne stipulato il suddetto atto sotto un noce in un orto ubicato dietro la chiesa, il quale era già diventato una piazza nel 1164 e quindi un vero e proprio «chiostro» nel 1210, in concomitanza con la messa a punto della canonica.

    Tale area ha poi assunto il nome di Resettu ed è stata successivamente utilizzata come cimitero e struttura di sostegno alla primitiva chiesa di San Giovanni, la quale, nel periodo compreso tra il XII e il XIII secolo, non aveva l’attuale pianta centrale, ma si sviluppava su tre navate, mentre le basi dei pilastri sagomati risalenti a questa fase sono tuttora chiaramente visibili nella zona oggetto della campagna di scavi. Sembra peraltro assai probabile che l’originario titolo del Battista sia ricollegabile al dominio arcivescovile genovese sul territorio matuziano fino alla sua cessione a Oberto Doria e Giorgio De Mari da parte dell’arcivescovo Jacopo da Varagine nel 1297. Da osservare inoltre come, oltre alla serie di pilastri collocati nel sottosuolo, sia ancor oggi visibile un frammento dell’edificio medievale situato ai lati dell’attuale ingresso, dove la muratura si presenta a file regolari, molto più rifinita rispetto a quella dei pilastri, tanto che forse si potrebbe trattare anche di una sistemazione successiva.

    All’inizio del Cinquecento l’edificio sacro venne completamente ricostruito con pianta a croce greca di ispirazione rinascimentale e con probabile destinazione battesimale, sorretto pure dalla fondazione di una cappellania nel 1505 da parte della famiglia matuziana dei Palmari, con facoltà di potervi effettuare sepolture di membri del casato. Nella prima metà del Seicento si pervenne alla strutturazione attuale del Battistero, la cui sistemazione definitiva era stata peraltro già avviata fin dal 1576.

    L’edificio venne allora sottoposto ad una serie di profondi rimaneggiamenti dalla tipica impronta barocca, come l’eliminazione dei settori meridionale e occidentale della chiesa a croce greca e il probabile rinnalzamento della cupola, con due absidi laterali asimmetriche ricavate da due bracci della precedente chiesa. Nei primi tempi dopo la consacrazione, avvenuta nel 1634, nel nuovo edificio sacro doveva essere presente anche l’antico fonte battesimale, che non è stato tuttavia mai più ritrovato. 

    Durante il Seicento la chiesa aveva pure tre altari, mentre oggi vi si trova soltanto l’altare maggiore. Il cantiere era stato inoltre utilizzato per sistemarvi una struttura destinata alla fusione di una campana, in un lasso di tempo comunque anteriore al XVII secolo. La struttura interna del Battistero appare sicuramente molto più spaziosa rispetto a quanto possa apparentemente sembrare dall’esterno ed è costituita da un’alta cupola su tiburio poligonale, una cappella principale posta di fronte all’ingresso ed una cappella laterale destra da dove si accede, tramite una scala di metallo, alla zona archeologica sottostante il pavimento.

    All’interno dell’edificio l’illuminazione risulta abbondante grazie anche alle ampie aperture della struttura, le cui pareti, peraltro abbastanza anonime per via del limitato sviluppo di lesene e spigoli, accolgono un’autentica collezione di opere d’arte provenienti da altari o da edifici sacri della città che sono stati abbattuti. All’ingresso del Battistero è collocato un portale in marmo bianco del XVI secolo, riutilizzato dall’accesso alla cappella destra e sul quale compaiono elementi simbolici inerenti alla pratica del suffragio dei defunti.

    Nell’interno si conserva inoltre un fonte battesimale marmoreo di epoca successiva con prezioso ciborio in legno, mentre al di sopra dell’entrata, nella controfacciata, è sistemata l’importante tela con La morte della Vergine del genovese Domenico Piola (1627-1703), che ben interpretò in questo dipinto la pittura ligure della seconda metà del Seicento.

    Al centro della parete sinistra è collocato invece il dipinto Comunione della Maddalena di Orazio De Ferrari (1606-1657), che realizzò un’opera particolarmente espressiva, ricca di dettagli raffinati e databile alla metà del Seicento, proveniente dalla chiesa dei Cappuccini di Porto Maurizio, dedicata appunto alla Maddalena. Nei pressi del vertice superiore sinistro della pianta centrale è ubicata su un piedistallo la statua marmorea Madonna con Gesù Bambino, proveniente dallo smantellato altare del Carmine, situato anticamente nella basilica di San Siro, ricollegabile al celebre modello della genovese «Madonna delle Vigne».

    Sull’altare maggiore, dall’aspetto tipicamente barocco, è posta una monumentale statua di San Romolo, con relativo stemma della città; l’opera proviene dal demolito oratorio di San Germano ed è stata realizzata tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento dalla ditta Minoja di Torino. Una pregevole Allegoria della Fede adorna invece lo sportello del tabernacolo dell’altare, che risale al XVII-XVIII secolo ed è stato trasferito nel Battistero dalla collegiata di San Siro nel 1938. Dopo la cappella dell’altare maggiore, sulla destra, è situato un dipinto di Maurizio Carrega (1737 - dopo il 1819), raffigurante i Santi Agostino e Giovanni Nepomuceno con un gruppo di pellegrini, nel quale si segnala soprattutto l’accentuato dinamismo della scena, caratterizzata dal particolare realismo dei pellegrini ritratti in basso.

    A fianco di quest’ultimo è sistemata una tela secentesca di evidente matrice devozionale, con Santa Lucia, sant’Antonio Abate, sant’Antonio da Padova e san Bernardino da Siena, probabilmente riferibile, in base a relativi blasone e iscrizione, ad una scomparsa «cappella degli eredi Ghirardi». Segue un’altra opera di impronta devozionale, ma settecentesca, raffigurante la Madonna con Gesù Bambino e due santi, forse identificabili con Crispino e Crispiniano, patroni dei calzolai, una corporazione che doveva avere sicuramente numerosi affiliati nella Sanremo dell’epoca.

    Nella cappella destra si distingue poi la tela con la Madonna con Gesù Bambino e sant’Antonio Abate, un’immagine originale risalente al 1651, alla quale vennero aggiunte altre figure nel corso del secolo successivo. Tra le altre opere del XVII secolo presenti all’interno del battistero, si segnala una precisa veduta di Sanremo, in cui sono chiaramente riconoscibili i principali edifici della città, mentre, sempre nella cappella destra, si trova un grande Angelo Custode risalente al Settecento.

    Procedendo verso sinistra sono ubicate invece alcune tele facenti parte del ciclo delle Storie di san Germano, provenienti dall’attiguo oratorio distrutto dopo la seconda guerra mondiale. I grandi dipinti, tutti di eguali dimensioni, sono stati realizzati da un ignoto pittore locale attivo tra Seicento e Settecento, che dipinse soggetti tratti dalle storie di san Germano di Auxerre.

     Nella sequenza l’artista ha voluto rappresentare soprattutto scene affollate e realistiche, con particolare attenzione verso l’imponenza dei miracoli compiuti dal santo. I soggetti rappresentati in successione nella serie sono: San Germano disputa sulle possibilità di compiere miracoli, predicando contro le eresie; San Germano resuscita un uomo; San Germano guarisce un giovane; San Germano guarisce un giovane ai margini del porto; San Germano libera i carcerati e San Germano caccia l’esercito turco.

     Quest’ultimo soggetto è peraltro caratterizzato da un errore storico, in quanto, in realtà, il santo aveva aiutato i Britanni a scacciare i Pitti, una popolazione dell’attuale Scozia, ma di questi ultimi a Sanremo non si aveva nessuna cognizione e pertanto la scelta era caduta sui Turchi, nemici storici della città e di tutta la Riviera di Ponente. Sino a pochi anni fa il Battistero era ancora delimitato da una cancellata in ferro battuto accuratamente lavorata e da un elegante architrave marmoreo, finemente scolpito, risalente al XVI secolo.

Dott. Andrea Gandolfo - Sanremo".

Redazione

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A APRILE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Google News Ricevi le nostre ultime notizie da Google News SEGUICI

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium