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Attualità | 07 settembre 2016, 07:25

Migranti ospitati al Seminario di Bordighera: intervista di Enzo Iorio alla insegnante Monica Di Rocco

Impegnata in un progetto di 'Arteterapia' che coinvolge alcuni migranti. Già nell’estate 2015 ha condotto un’esperienza di Arteterapia con alcuni dei migranti bloccati alla Frontiera di Ponte San Ludovico a Ventimiglia e il resoconto di quella attività è stato pubblicato sulla rivista Nuove Arti Terapie.

Migranti ospitati al Seminario di Bordighera: intervista di Enzo Iorio alla insegnante Monica Di Rocco

Enzo Iorio ha intervistato Monica Di Rocco, insegnante e arte terapeuta, impegnata in un progetto che coinvolge alcuni migranti ospitati al Seminario di Bordighera. Monica Di Rocco è un’artista ventimigliese (nonché insegnante di Educazione Artistica per il MIUR) che da diversi anni si occupa di Arteterapia. Lavora con persone di ogni età per aiutarle a superare traumi e situazioni di disagio psichico attraverso manifestazioni artistiche di vario genere.

Già nell’estate 2015 ha condotto un’esperienza di Arteterapia con alcuni dei migranti bloccati alla Frontiera di Ponte San Ludovico a Ventimiglia e il resoconto di quella attività è stato pubblicato sulla rivista Nuove Arti Terapie. Un paio di mesi fa la professoressa Di Rocco ha iniziato un progetto che coinvolge alcuni migranti ospiti del Seminario di Bordighera.

Quali sono le finalità del progetto? "Riacquistare una propria identità - elaborare il trauma della perdita - integrazione"

In che cosa consistono i suoi interventi? "In sedute di Arteterapia della durata di due ore ciascuna a cadenza settimanale.(È da inizio luglio che li seguo). Si predilige la forma della seduta di gruppo chiuso ad interazione simbolica. A differenza del gruppo aperto, in questo si richiede un impegno specifico e partecipazione regolare. Modello americano (Malchiodi e Riley 1994). Il tema è prestabilito ma si accettano anche proposte da parte dei membri del gruppo ad integrazione del lavoro".

Quali tipologie di persone sono coinvolte? Da quali Paesi provengono? "Sono coinvolti 20 migranti di età compresa tra i 16 e i 30 anni. Sono tutti identificati ed ospiti del Seminario vescovile di Bordighera. Provengono in prevalenza da Nigeria, Gana, Gambia, Guinea Conakry, Costa d'Avorio, Sudan ed Eritrea".

Quali sono i temi o i soggetti più ricorrenti negli elaborati di queste persone? "La natura (l'albero) ed il senso della ‘condivisione gruppale’ africana. Tema ricorrente: trovare un lavoro in Italia".

Dalle loro espressioni artistiche si possono leggere traumi, dispiaceri, situazioni di disagio? "Si leggono un forte attaccamento alle proprie origini ed una profonda riconoscenza nei confronti dell'Italia".

Nel corso di questa esperienza, è venuta a conoscenza di storie che l'hanno colpita in modo particolare? "La storia del giovane Natnal, Eritreo di 16 anni che ha lasciato il proprio paese attraversando Sudan e Libia per mesi e mesi. Non ha più nessuno. L'unico rimasto è il papà ed in un disegno esprime il desiderio di ritrovarlo. L'ultima volta che l'ha visto era stato portato via dalla polizia per motivi religiosi. La storia di Oumar della Guinea Conakry, laureato in letteratura e linguistica (mi ha mostrato i suoi diplomi). È scappato dal proprio paese per motivi politici".

L’Arteterapia può riuscire a sbloccare situazioni traumatiche anche dove talvolta falliscono le terapie psichiche tradizionali. Può raccontarci di qualche caso a tal riguardo? "L'Arteterapia si avvale del linguaggio non verbale ed in tale contesto si rivela uno strumento utilissimo: favorisce la comunicazione laddove non sia possibile l'utilizzo della parola. L'Arteterapia è uno strumento di cui è ampiamente riconosciuta l'efficacia nel trattamento dei traumi psichici. Attraverso la rappresentazione si possono esprimere più facilmente sentimenti come la rabbia ed il risentimento, emozioni che in una forma simbolica diventa più facile riconoscere, elaborare e trasformare in modo creativo".

Ha notato cambiamenti nei comportamenti e nelle aspettative di queste persone? "Ho notato molto impegno e costanza da parte dei ragazzi durante le sedute di Arteterapia. Mamory, della Costa d'Avorio, durante il lavoro di elaborazione del trauma del viaggio per mare o per terra, alla mia domanda su come si fosse sentito durante l'esecuzione del proprio disegno, risponde che farebbe Arteterapia tutti i giorni perché lo fa star bene. Quando è inattivo pensa troppo e sta male".

C’è un argomento di cui non abbiamo parlato ma che vorrebbe condividere con i nostri lettori? "Sono ragazzi molto volenterosi, simpatici e gentili. Alcuni hanno veramente il desiderio e la speranza di ricostruirsi una vita degna in Italia.
Nelle immagini che pubblichiamo qui di seguito, concesse gentilmente dalla professoressa Di Rocco, si possono leggere chiaramente i traumi vissuti da persone che sono state costrette ad abbandonare la propria patria ed i loro affetti più cari con il timore di non potervi più ritornare. Per molti di questi giovani, la già devastante esperienza dell'allontanamento si accompagna a una perdita ancor più profonda: la perdita del proprio sé. Ci auguriamo che le sessioni di arteterapia che si svolgono presso il Seminario di Bordighera possano portare un po' di luce nella rielaborazione dei traumi vissuti da questi ragazzi".

Redazione

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