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Attualità | 30 agosto 2016, 11:22

Zone sismiche in provincia di Imperia: la classificazione del 1982 e le normative in atto. I nostri edifici sono sicuri?

Ingegner Gianfranco Roggeri "Ritengo che il rischio sismico si possa ridurre significativamente solo con la presa di coscienza del problema da parte dei cittadini ed in secondo luogo con una politica di incentivazione agli interventi di miglioramento".

Chiesa vecchia di Bajardo, crollata a seguito del terremoto del 1887.

Chiesa vecchia di Bajardo, crollata a seguito del terremoto del 1887.

Come succede sempre dopo una calamità naturale, quale il sisma che ha colpito il centro Italia, cominciano a delinearsi “colpe” e “accuse” verso quello che si poteva evitare, nei limiti delle forze della natura. Ma quanto viene stanziato in media ai comuni dallo Stato, per mettere in sicurezza dal rischio sisimico gli edifici? Per il 2016 sono stati 44 milioni “spalmati” su 3.800 comuni. A conti fatti, qualcosa come 11 mila euro a comune. La Liguria ha ottenuto dalla Protezione Civile 7 milioni di Euro, una metà già assegnata e l'altra metà in via di assegnazione. I comuni che hanno già ottenuto i fondi nella provincia di Imperia sono: Pompeiana, Santo Stefano al Mare, Castellaro e Montalto Ligure, comuni che fanno parte della classe sismica 2, stilata nel 1982 e che raggruppa i centri con maggior presenza di terremoti nel corso degli anni.

In televisione e sui giornali, tutti si improvvisano esperti di terremoto e di elementi sismici. Per fare un pò di chiarezza su quali possano essere davvero i pericoli degli edifici in cui viviamo o lavoriamo, abbiamo chiesto all'Ingegnere civile ed edile Gianfranco Roggeri, di spiegarci meglio alcune situazioni.

 

Si può prevedere un terremoto e quindi evitarne i danni? “ L'unica cosa prevedibile in materia di terremoti, sono le zone in cui questi possono presentarsi. Gli edifici costruiti nella nostra provincia prima del 1982, anno in cui venne stilata la mappatura, non sono stati progettati per forze sismiche, ma solo per forze statiche. Da quell'anno in poi le nuove costruzioni hanno rispettato anche la resistenza a forze orizzontali, oltre a quelle verticali. E' importante distinguere fra due elementi: vulnerabilità e rischio sismico. La vulnerabilità sismica è data dalla pericolosità della zona e dalla resistenza dell'edificio. Il rischio sismico è invece un prodotto della vulnerabilità e dell’esposizione ( presenza di persone); se un edificio ha probabilità di crollare ma nessuno lo occupa e si trova in una zona disabitata, il rischio sismico è quasi nullo.L’obiettivo di ogni amministratore e di ogni cittadino deve essere quindi quello di ridurre il rischio sismico.

Quali criteri deve rispettare un edificio anti-sismico? “Tutto parte dalla progettazione e quindi dal materiale utilizzato. Si possono quindi adoperare dalla muratura al cemento armato, legno e acciaio, il problema è come vengono realizzati e mantenuti nel tempo. I nuovi edifici offrono ottime anche in presenza di eventi importanti, grazie agli studi che si eseguono preliminarmente, sulla geologia, sugli schemi costruttivi e sui materiali utilizzati. Alcune criticità dei nostri edifici esistenti invece sono le stesse di quelle dei paesi del centro Italia colpiti dal sisma di questi giorni. Infatti si tratta di strutture vecchie e non solo antiche, costruite magari in cemento armato, ma con delle armature metalliche sottodimensionate, deteriorate e in cattivo stato di conservazione. Quello che ci differenzia è, fortunatamente, la minor pericolosità dei siti. Da quello che si osserva in televisione, anche le murature sono costruite in maniera leggermente migliore nelle nostre aree”.

Come è possibile ridurre il rischio sismico per gli edifici costruiti prima del'82? “Si può agire secondo due strade, l'adeguamento e il miglioramento sismico del patrimonio edilizio esistente. L'adeguamento prevede sull'edificio delle prestazioni sismiche che arrivano agli standard di quelli di nuova costruzione. I costi però sono ingenti, così come i lavori, che risultano spesso altamente invasivi. Il miglioramento invece può ridurre, ad esempio del 50%, il rischio, pur non eliminandolo, ma presenta costi accessibili. Personalmente ritengo molto più utili gli interventi di miglioramento sismico, perché anche se minimi, riducono la vulnerabilità e quindi il rischio sismico per le persone. In questo momento ritengo che ci si debbano porre degli obiettivi di medio livello, anziché di altissimo e poi non raggiungerli”.

Come avvengono i controlli sull'adeguamento sismico degli edifici? “Sugli edifici pre 1982, fino a 3 anni fa le pratiche venivano presentate all'Ufficio Cemento Armato in Provincia, dove erano effettuate estrazioni di controllo, con cadenza bimestrale o semestrale, sui progetti e nel cantiere. Lo stesso sistema è rimasto per i comuni con classificazione 3. Per la classe sismica 2 invece ogni progetto proposto viene esaminato da una commissione e da funzionari che decidono se approvarlo o meno. In tutti i progetti i responsabili della sicurezza dei lavori sono sempre: il committente, l'impresa costruttrice, l'ingegnere o l'architetto del progetto e il collaudatore. Il problema però non è rappresentato dagli edifici nuovi, ma quelli datati nel tempo: non esiste una normativa che imponga un controllo agli edifici esistenti, se non in caso di eventuale modifica, per esempio per un significativo cambio di destinazione d’uso, per una sopraelevazione, per un ampliamento. Se non si rientra in questi casi si può continuare ad abitare in edifici molto vulnerabili, senza alcuna prescrizione. E’ per questa ragione che viene proposto il libretto di fabbricato, in cui si vuole certificare la consistenza delle strutture e quindi programmare eventuali interventi di consolidamento”.

E per quanto riguarda le risorse pubbliche? “Buona parte delle risorse pubbliche devono essere destinate agli edifici con la maggiore esposizione e quindi con la massima presenza di persone: edifici strategici, ospedali, scuole, edifici di culto. A questo proposito ricordiamo che il terremoto, che tutti citano, come quello di Bussana Vecchia del 1887 ha fatto tante vittime, tra l’altro, perché sono crollate alcune chiese durante la celebrazione delle Ceneri. Ritengo che per gli edifici costruiti in questi ultimi anni, in tutta la provincia, e dal 1982 in alcuni comuni, se non ci sono casi specifici di errori tecnici o di vero malaffare, le costruzioni diano ottime garanzia di sicurezza sismica, pur parlando di qualcosa che ha sempre fattori di imprevedibilità e di incertezza molto elevata”.

L'ingegner Roggeri conclude con questo pensiero: “Ritengo comunque che il rischio sismico si possa ridurre significativamente solo con la presa di coscienza del problema da parte dei cittadini ed in secondo luogo con una politica di incentivazione agli interventi di miglioramento".

Stefania Orengo

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