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Attualità | 01 luglio 2016, 11:14

Santo Stefano al Mare: sopralluogo all'antico ponte romano dei responsabili degli scavi archeologici di Capo Don

Gli stessi Professori, attualmente impegnati negli scavi di Capo Don a Riva Ligure, hanno effettuato una prima visita cognitiva per comprendere il valore dell'area in oggetto.

Santo Stefano al Mare: sopralluogo all'antico ponte romano dei responsabili degli scavi archeologici di Capo Don

Un sopralluogo sul Ponte Romano di Santo Stefano al Mare da parte del Professor Philippe Pergola e del Dottor Alessandro Garrisi, accompagnati dal sindaco Elio Di Placido e dalla vicesindaco Francesca Notari, potrebbe portare all'avvio di un nuovo lavoro di valorizzazione dell'area archeologica. Gli stessi Professori, attualmente impegnati negli scavi di Capo Don a Riva Ligure, hanno effettuato una prima visita cognitiva per comprendere il valore dell'area in oggetto.

Ritengo che questo sopralluogo abbia destato curiosità ed interesse al fine di avviare un discorso di valorizzazione del ponte. Si discuterà su come recuperare e riproporre quest'area, che rappresenta un valore storico, aggiuntivo a quello turistico di Santo Stefano” ha commentato il sindaco Elio Di Placido.

Come responsabili degli scavi archeologici di Riva Ligure, ci siamo impegnati nel coordinamento con la soprintendenza ai beni culturali e in particolare con il Dottor Gambaro, sempre aperto e favorevole all'idea di un museo diffuso” ha commentato il Professor Pergola.

Nel 2003 il ponte Romano di Santo Stefano era stato oggetto di un lavoro approfondito da parte della Dottoressa Paola Scoccia, che riferiva: “In località Porzani sono presenti i resti di un ponte romano di grandi dimensioni, costituito da un nucleo in calcestruzzo compreso entro due paramenti in blocchetti di arenaria locale, legati da malta di calce. L'esame delle strutture murarie ha consentito di mettere in luce alcuni dati inerenti la tecnica costruttiva adottata per la realizzazione dei paramenti nota come opus vittatum o petit appareil. Una particolarità si riscontra a livello del nucleo, non si tratta infatti di un riempimento a sacco, ma è possibile osservare bene la disposizione dei caementa che vengono messi in opera per strati. Inoltre l'analisi della malta ha rivelato tracce di caolino, dato particolarmente interessante in quanto costituisce un unicum nel panorama della Liguria in età classica e sembra testimoniare un'ulteriore conferma dei rapporti tra l'estremo Ponente Ligure e la Provenza”.

Stefania Orengo

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