ELEZIONI COMUNE DI SANREMO
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In Breve

| 06 giugno 2016, 17:00

Quei big five di Diano Marina

Dalla campagna elettorale più pasticciata del mondo al risultato più scontato del mondo.

Quei big five di Diano Marina

C’erano fino all’altro ieri cinque candidati che ritenevano di essere forti come i cinque dominatori della savana (i cosiddetti big five temibili da affrontare: bufalo, elefante, leone, leopardo, rinoceronte). In realtà solo uno ha dimostrato di avere la stazza sufficiente per sbaragliare le elezioni di Diano Marina, mentre tutti gli altri si sono impallinati da soli nel confronto elettorale. Giacomo Chiappori ha stravinto e questo risultato era apparso evidente fin dal primo dibattito pubblico tra gli sfidanti. Ricordate la serata organizzata dal nostro giornale per l’apertura della campagna?

Chiappori era il più casual: jeans, maglioncino e piumino smanicato. Super sicuro di sé e del proprio lavoro, padrone della scena anche quando sragionava (interessante, ad esempio, il suo pensiero sullo smaltimento dei rifiuti: secondo lui, la soluzione migliore sarebbe stata un anacronistico inceneritore, ora che nell’imperiese finalmente si parla di riciclo e raccolta domiciliare). Chiappori ha sempre timonato una corazzata inscalfibile perché appoggiata dalla Regione e dalle glorie leghiste presenti e passate (Bossi & Salvini). Al contrario, il Pd ha dapprima ventilato alleanze con gli ex forzisti di Angelo Basso, confondendo progetti e identità per poi rompere ogni accordo. La conclusione “a destra” del tiramolla è stata la lista civica capitanata da Michele Calcagno, con tanto di suggello di Claudio Scajola, mentre “a sinistra” il Pd lanciava Marco Ghirelli nella mischia. Ghirelli non poteva che raccogliere quel poco che il suo partito aveva seminato. Diano Marina è troppo piccola perché si scomodi Renzi, ma se il premier è poco felice dei risultati del primo turno nelle grandi città, che cosa direbbe qui dove il Pd ha superato a stento il 10% dei consensi?

Pd che farebbe bene a riagganciarsi con qualche pezzo di sinistra. Senza un minimo di unità si rischia il tracollo, come ha sperimentato Loredana Grita, nemmeno entrata in consiglio comunale. Simone Borgarello ha incarnato il ruolo di penta stellato doc, perorando il movimento come rete di cittadini e competenze, di persone giuste al posto giusto che potranno cambiare le cose. A proposito di persone giuste al posto giusto: le accuse di mafia e le affermazioni di Rosy Bindi su Imperia sesta provincia calabrese hanno avuto un effetto boomerang. Angelino Alfano, dopo aver letto la relazione della commissione di accesso che per sei mesi aveva setacciato le attività di palazzo civico, aveva deciso di non sciogliere il comune per presunte infiltrazioni mafiose. Così la situazione si è capovolta e i sospetti colpevoli sono diventati ancora più forti.

Tutto il resto è passato in secondo piano, compreso il rinvio a giudizio di Chiappori per voto di scambio light e tentato abuso d’ufficio. A parità e vacuità di contenuti che tutti i candidati ripresentano con variazioni infinitesimali - a Diano Marina il potenziamento del turismo, il raddoppio ferroviario con la sua viabilità, il collettamento delle fogne al depuratore imperiese eccetera - vince chi si rivela più determinato e ostenta sicurezza e forza. Cioè Chiappori, che non a caso nella notte bianca si è travestito da Hulk, mica da Cappuccetto Rosso.

Luca Re

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