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In Breve

| 11 maggio 2016, 17:00

Il turismo dei numeri liberi

Dalle Cinque Terre al Ponente, nuove riflessioni su cosa la Liguria può (o potrebbe) offrire.

Il turismo dei numeri liberi

Il turismo, a volte, è una bestia difficile da domare. Ieri La Repubblica ha dedicato una pagina intera ai paradisi tentati dal numero chiuso. L’esempio non è solo quello delle Cinque Terre, dove il presidente del parco, Vittorio Alessandro, recentemente ha proposto di limitare l’accesso ai sentieri (e dove sono scoppiate polemiche feroci sul nuovo servizio di metropolitana su ferro, Cinque Terre Express, per il costo elevato dei biglietti e i continui disservizi sulla linea ferroviaria). Leggi l'articolo precedente: Il turismo dei numeri chiusi Sono parecchie, infatti, le località che hanno già varato o stanno studiando misure restrittive: da Minorca a Santorini, passando per Capri, Venezia e le Dolomiti, nel mirino finiscono solitamente le automobili private e le crociere.

Più che di vero numero chiuso, si tratta di regolare i percorsi del turismo massificato. È vero che le grandi affluenze possono sostenere l’economia di un territorio, ma è altrettanto vero che alla quantità occorre abbinare la qualità dell’offerta. Soprattutto nei luoghi meno affollati, ma altrettanto belli, che quelle grandi affluenze non le hanno mai viste e perciò possiedono altre carte vincenti. Luoghi più vivibili, lontani dalle code e dallo stress per timbrare il cartellino dell’immancabile paesaggio al tramonto/imperdibile monumento/irrinunciabile selfie.

Faccio mie alcune considerazioni del mitico Paolo Rumiz: rifuggire le mete più frequentate, ritagliarsi quel minimo di tempo e pazienza per studiare un libro, aprire una cartina geografica, immaginare un itinerario non preconfezionato dalle agenzie. La Gran Bretagna non è solo Londra, ma anche la stupenda campagna dei Cotswolds e la costa rocciosa e selvaggia del Pembrokeshire in Galles. Per girovagare in Francia tra paesi e colline del Luberon, nessuno vi obbliga a partire nel pienone estivo: ad aprile il paesaggio è bellissimo, anche senza la lavanda fiorita. La tranquillità non ha prezzo, per tutto il resto c’è il viaggio organizzato.

Il Ponente ligure dovrebbe assimilare meglio questa lezione. I numeri sono importanti, ma non sono tutto. Vivere troppo sul turismo azzanna e scappa può essere controproducente. Magari è meglio che arrivi un po’ meno gente, che però si fermi di più e sappia apprezzare la nostra ospitalità e le attività proposte. La politica, a tutti i livelli (la Regione, i candidati alle elezioni di Diano Marina, i sindaci) continua a propagandare l’idea del turismo a 360 gradi, turismo tutto l’anno, turismo delle emozioni, turismo di qua e di là. Per approfondire: Comunque vada, sarà un turismo

Poi magari non si riesce a tenere aperto un ufficio informazioni, ad aggiornare un sito web o trovare una risorsa umana in grado di parlare non dico quattro lingue ma almeno due. L’entroterra, poi, è un campo turisticamente tutto o quasi da inventare, finora esente dal rischio di rimanere intruppati nelle comitive. Cinque Terre siete a tappo? Mandateci un po’ dei vostri visitatori. Qui resistono mulattiere ignote, sentieri incolti e borghi diruti.

Luca Re

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