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Al Direttore | 09 ottobre 2015, 08:44

Santo Patrono ed antiche denominazioni: il pensiero di un nostro lettore su San Romolo e la Madonna dell'Assunta

Santo Patrono ed antiche denominazioni: il pensiero di un nostro lettore su San Romolo e la Madonna dell'Assunta

Un nostro lettore, Giacomo Mannisi, interviene sul Santo Patrono di Sanremo:

"Tutte le città e i paesi d’Italia hanno un santo protettore. Il santo protettore di Sanremo è San Romolo. Nello statuto della città si legge:
2. La costituzione del primo nucleo abitato autonomo risale alla stipula della carta detta “Teodolfiana” nell’anno 979. In onore del Santo Vescovo Romolo, difensore e patrono, al luogo fu attribuita la denominazione di “Castrum Sancti Romuli” e successivamente ”Civitas Sancti Romuli”, che mantenne sino al XVI secolo. Nella parlata popolare il nome San Romolo subì varianti fonetiche e grafiche sino alla attuale denominazione di Sanremo.
6. Il patrono della città è San Romolo, la cui festività si celebra il giorno 13 del mese di ottobre. L’invocata protezione della gente di mare e la devozione popolare hanno reso, nei secoli, particolarmente solenne la festività della Madonna Assunta, venerata nel Santuario di Nostra Signora della Costa, inaugurato il 15 agosto 1630, dichiarato il 17 maggio 1908, dal Ministero della Pubblica Istruzione, monumento pregevole di arte e storia".

"Salterà subito agli occhi che, benché sia rimarcata la data del 13 ottobre come festa del santo patrono, degnamente celebrata dalle istituzioni pubbliche, un accenno particolare viene fatto anche alla solennità della Madonna Assunta come particolarmente venerata. I meno ferrati sulla storia di Sanremo potranno pensare che sia normale, in quanto la Madonna è in assoluto la divinità più venerata in Italia. Ma nel caso di Sanremo c’è un ma. L’Assunta viene venerata nel santuario di Nostra Signora della Costa; da ragazzo ero convinto, come molti penso, che “la costa” fosse un riferimento al litorale del mare, invece leggendo le vicende di Sanremo ho scoperto che per costa si intendono i contrafforti che da monte Bignone scendono verso il mare e la costa per antonomasia è quella sulla quale sorse il nucleo della città antica di Sanremo, conosciuta come 'pigna' o 'scarpetta'; nel punto più alto della città si volle dedicare un santuario alla Madonna che prese appunto il nome 'della Costa'. Sanremo non si è sempre chiamata così, dal X sec. al XVI sec. la sua denominazione era Civitas Sancti Romuli, come abbiamo visto dallo statuto, ma in epoca romana si chiamava Villa Matutia, e questo lo sappiamo da documenti storici come i libri jurium della Repubblica di Genova e atti notarili medievali che nominano questo territorio come matucianensibus finibus o loco ubi dicitur matucianus. Il perché di questa denominazione è piuttosto controverso, coloro che si occuparono di storia locale hanno dato differenti motivazioni: dal trasferimento su questi lidi del cavaliere romano Caio Mario, flamine della dea Matuta che qui ha portato il culto di questa divinità romana, alla presenza del provveditore delle armate romane Caio Maturo, proconsole delle Alpi. L’ipotesi però più accreditata è che qui si fosse stabilita una gens Mattucia, della quale vi sono testimonianze in iscrizioni funerarie a Cimiez, antica Cemenelum romana, e in altre documentazioni e che questa gens avesse una particolare venerazione per la Mater Matuta, ritenuta il nume tutelare della famiglia. Che qui si adorasse la Mater Matuta non c’è la certezza storica perché non sono stati trovati resti di un qualsiasi tempio a lei dedicato o iscrizioni votive tipo pinakes ad uso ex voto, però ci sono degli indizi molto forti che portano a crederlo".

"Innanzi tutto vi è una leggenda, che si tramanda ancora oggi e che parla di una vecchia brutta e sdentata, una sorta di strega malefica, che infastidiva la popolazione; un giorno inseguita da alcuni popolani, stanchi delle sue continue angherie, si buttò a capofitto nel torrente san Romolo e non fu più rivista; la vecchia era chiamata 'Maire Maciuccia'. L’ultima candela che si spegne sull’altare maggiore di San Siro nella settimana santa viene denominata 'Maire Maciuccia'. Dallo studio delle religioni antiche sappiamo che quando un popolo entrava in contatto/conflitto con un altro popolo si comportava in due modi differenti, o identificava i propri dei con quelli dell’altra popolazione o trasformava gli dei avversari in demoni. Nel nostro caso è avvenuta una cosa sorprendente, sono state utilizzate entrambe le possibilità, da un lato si è trasformata la Mater Matuta in una sorta di demone, la maire maciuccia, che verrà sconfitta da San Romolo portatore della cristianità, rappresentato dal torrente dove la vecchia scompare, dall’altra la si porta agli onori degli altari come ultima candela, a testimonianza del fatto che in fondo il culto ad una divinità così benevola e amata non era del tutto scomparso".

Ma chi era la Mater Matuta adorata dai Romani? Tutti gli antichi erano concordi nel ritenere che la Mater  Matuta romana altri non fosse che la Leucotea venerata dai Greci. Narra la leggenda che Ino, sorella di Semele, la quale a sua volta era madre del grande dio Dioniso, proprio per averla aiutata a nascondere e a crescere il figlio adulterino di Zeus fu oggetto della vendetta di Era. Era fece impazzire Atamante, marito di Ino, che inseguì la moglie per ucciderla insieme al figlio Melicerte, questa trovatasi sull’orlo di un’alta scogliera per sfuggire all’ira del marito si gettò nel mare con il figlioletto in braccio, ma la pietà di Zeus salvò Ino e Melicerte trasformandoli in due divinità marine che presero i nomi di “Leucotea e Palemone”. Leucotea, che significa la dea Bianca, e Palemone divennero le divinità protettrici dei marinai. I romani identificarono Leucotea e Palemone con Mater Matuta e Portunno, la prima come dea dell’aurora, dalle dita rosate, come direbbe Omero, il secondo come protettore degli approdi. A Roma la Mater Matuta era festeggiata nelle matronalie o matrialie il giorno 11 giugno, la caratteristica principale era che nel tempio potessero entrare solo le donne vergini o sposate una sola volta, non dovevano essere vedove; le serve non erano ammesse ed erano cacciate dal tempio con frustate, questo ha fatto pensare che all’origine della lite fra Atamante ed Ino ci fosse una relazione di Atamante con una serva e questi, per non dover sentire le lamentele della moglie pensò di uccidere lei con il figlioletto, per questo motivo, una volta trasformata in dea “Ino-Mater Matuta” i ministri del suo culto non accettavano le serve nel tempio a lei dedicato".

"Nell’iconografia classica sia Leucotea che la Mater Matuta erano raffigurate come una madre con il bambino in braccio, la stessa immagine che vediamo nel dipinto di Nicolò da Voltri sull’altare maggiore del santuario della Madonna della Costa. Considerato che la Madonna Assunta è la protettrice delle genti di mare non possiamo non pensare ad una assimilazione con la dea Leucotea –Mater Matuta, invocata dai marinai in caso di pericolo e ad una sua relazione con la costa intesa anche come riva del mare. Possiamo quindi ragionevolmente credere che la divinità conosciuta come Mater Matuta sia uscita dalla religione ufficiale come maire maciuccia, ma sia in seguito stata reintrodotta alla venerazione pubblica come Madonna Assunta, e così Sanremo che ebbe due natali, prima come villa Matutia poi come Civitas Sancti Romuli, oggi si riserva il diritto ad avere due numi tutelari, San Romolo e la Madonna Assunta".  

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