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Al Direttore | 07 ottobre 2015, 06:50

Chiusanico: le origini e la storia di questo incantevole borgo raccontate dallo storico sanremese Andrea Gandolfo

Continua il racconto della storia dei paesi della provincia di Imperia grazie al dott. Andrea Gandolfo. Lo storico tratterà le vicende storiche dell’incantevole borgo di Chiusanico, in valle Impero, un paese ricco di storia e di fascino.

Chiusanico: le origini e la storia di questo incantevole borgo raccontate dallo storico sanremese Andrea Gandolfo

Continua il racconto della storia dei paesi della provincia di Imperia grazie al dott. Andrea Gandolfo. Lo storico tratterà le vicende storiche dell’incantevole borgo di Chiusanico, in valle Impero, un paese ricco di storia e di fascino. Ecco la sua storia dell’antico borgo di Chiusanico:

Le origini di Chiusanico sono assai incerte, tanto che gli studiosi hanno avanzato le più varie ipotesi sull’origine del borgo. Secondo alcuni, il primo nucleo del paese risalirebbe addirittura all’età romana, quando il borgo si chiamava Plautianicum, dal nome della famiglia romana Plautia, che avrebbe fondato l’antico paese, la cui sede più remota sarebbe stata ubicata nella zona presso la chiesa di San Lorenzo, antica matrice dell’intero comprensorio. Secondo altri, invece, il primitivo insediamento della zona sarebbe stato fondato dai Benedettini intorno al VI secolo con l’attuale chiesa di San Lorenzo utilizzata come primitiva parrocchiale del borgo. I Benedettini avrebbero inoltre costruito nel paese un eremo, detto successivamente «Casa dei Frati», che sorgeva fino a qualche anno fa accanto alla chiesa parrocchiale di Santo Stefano all’inizio della scalinata che porta alla borgata Castello. I monaci si sarebbero resi assai benemeriti soprattutto per aver insegnato ai contadini locali la tecnica di coltivazione dell’ulivo, che sarebbe diventata una delle principali e vitali attività economiche della zona. In base ad una suggestiva ipotesi peraltro non ancora confermata sotto il profilo archeologico, il paese, insieme a Lucinasco e alla vicina Chiusavecchia, avrebbe costituito, intorno al VII secolo, una «chiusa di valle bizantina», ossia un sistema di torri e fortificazioni destinate alla difesa contro l’avanzata dei Longobardi. La formazione del primitivo nucleo abitato di Chiusanico è proprio ricollegabile al periodo altomedievale, quando il borgo si andò presumibilmente costituendo come centro arroccato in funzione dell’ubicazione degli insediamenti dei principali signori feudali del circondario. Di particolare importanza per lo sviluppo del paese fu anche l’esistenza della strada che portava al Piemonte, l’antica Via del Sale, ai cui lati erano situate le chiese del borgo che assicuravano, oltre alla cura delle anime, l’ospitalità ai viandanti. Lo stesso percorso garantiva la sussistenza anche delle ville, piccoli nuclei agricoli a prevalente carattere familiare, che erano ubicati sui fertili e soleggiati poggi di mezzacosta dislocati lungo il tracciato della strada.

    Intorno al Mille Chiusanico, insieme ai vicini paesi di Gazzelli e Torria, fu inserito nella Marca aleramica, passando quindi sotto il dominio dei Clavesana e poi sotto quello del vescovo di Albenga, che inserì amministrativamente il borgo nella Castellania di Monte Arosio, che ricalcava forse divisioni e tradizioni ancora più antiche e della quale facevano parte anche Cesio, Chiusavecchia e Torria, oltre ai paesi della Val Merula Testico e Poggio Bottaro nell’entroterra andorese. Divenuto ben presto il centro più importante della Castellania di Monte Arosio, Chiusanico venne quindi ceduto ai fratelli Nicolò e Federico Doria dal vescovo ingauno, insieme a tutti i principali borghi della Valle di Oneglia, con atto stipulato il 30 gennaio 1298 nella chiesa di Santa Maria delle tre fontane ad Albenga per la somma complessiva di undicimila lire genovesi. Dopo alcuni secoli di dominio dei Doria, il paese fu quindi venduto nel ?xml:namespace prefix = st1 ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:smarttags" /1576 a Emanuele Filiberto di Savoia, che lo inserì nel Principato di Oneglia insieme ai borghi di Torria e Gazzelli affidandolo in feudo alla famiglia Gandolfi. Alla fine del Quattrocento è da segnalare inoltre l’attestazione, in numerosi documenti, di un certo Cristoforo Colombo nativo di Chiusanico, che presenterebbe significative analogie con lo scopritore dell’America. In particolare, dagli atti rogati dal notaio Gaspare Ardizone, risalenti alla fine del XV secolo ma giuntici soltanto in copie secentesche, risulterebbe che Domenico Colombo, padre di Cristoforo, suo padre Giovanni e suo fratello Bernardo, fossero originari del «luogo di Plausanico, castellania di Monteroso, valle di Oneglia»; a suffragare ulteriormente la tesi dell’origine chiusanichese di Colombo vi sono pure due documenti, conservati presso l’Archivio di Stato di Genova e costituiti da un testamento del 1477, con il quale Giovanni Colombo di Chiusanico lasciò i suoi beni ai due figli Domenico e Bernardino e 25 scudi al nipote Cristoforo, figlio di Domenico, e da un atto di vendita del 1468 con cui Domenico Colombo cedette al fratello Bernardo i beni che possedeva in Chiusanico, essendosi nel frattempo trasferito a Savona con i figli Cristoforo, Bartolomeo e Giovanni. Dai nomi citati in questi due atti, rogati dal notaio Antonio Sibotallone, si evince chiaramente la quasi identica corrispondenza delle persone citate in tali documenti con quelle che compaiono nell’albero genealogico dei Colombo genovesi, con la differenza che il Cristoforo di Chiusanico era già nato nel 1447 mentre il Cristoforo genovese è nato nel 1451. La tradizione dei Colombo di Chiusanico rimane tuttora particolarmente viva nel paese, che la custodisce da secoli nonostante l’incertezza ancor oggi regnante tra gli storici sulle reali origini del navigatore, i cui natali sono contesi da diverse città italiane e straniere con Genova, che però può oggettivamente far valere i suoi diritti di luogo natio di Colombo su un’antica e consolidata tradizione di studi e documenti, ormai riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale.

    Dopo le due guerre combattute tra i Savoia e la Repubblica di Genova nel 1625 e nel 1672, che non causarono peraltro gravi danni, il borgo continuò a rimanere fedele al governo sabaudo fino al 1797, quando, alla nascita della Repubblica Ligure, anche i Chiusanichesi furono raggiunti dalla ventata rivoluzionaria, passando successivamente sotto il dominio francese e quindi dell’Impero napoleonico nel 1805 insieme al resto della Liguria; il paese allora fu inserito amministrativamente nel Dipartimento di Montenotte. Dopo il crollo dell’Impero francese, Chiusanico passò con il resto del territorio ligure al Regno di Sardegna nel 1815, al cui interno fu inglobato nella Divisione di Nizza, e, dopo la cessione di quest’ultima alla Francia nel 1860, nella nuova provincia di Porto Maurizio. Uscito quasi indenne dal terremoto del febbraio del 1887, che causò solo lievi danni ad alcuni edifici pubblici e privati, per cui vennero erogati alcuni stanziamenti statali finalizzati alla riparazione di alcuni edifici, soprattutto religiosi, oltre a 45.020 lire destinate a trentatré cittadini privati, il paese ebbe diversi caduti nel corso della prima guerra mondiale fino a quando, nel 1928, nell’ambito della generale riorganizzazione amministrativa dei comuni italiani attuata dal regime fascista, i tre borghi di Chiusanico, Torria e Gazzelli furono riuniti in un Comune unico con capoluogo Chiusanico. Dopo l’annuncio dell’armistizio con gli Alleati nel settembre del 1943, il paese venne coinvolto nelle vicende della guerra di Liberazione. I partigiani nel giugno del ’44 incendiarono la sede del Comune, l’esattoria e il dazio, mentre i Tedeschi effettuarono un massiccio rastrellamento il 28 luglio successivo. Durante tale periodo venne anche costituito un CLN locale, che collaborò attivamente con le forze partigiane per la liberazione della valle dalle truppe di occupazione nazifasciste. Dopo la fine della guerra, e in particolare negli ultimi anni, il comprensorio di Chiusanico è diventato sede di alcuni stabilimenti industriali, tra i quali molti legati alla produzione del pregiato olio di oliva locale, che hanno fatto del piccolo centro della Valle Impero una delle aree più densamente industrializzate della regione. L’economia del paese si basa inoltre su una discreta produzione viticola, oltre al comparto turistico, il quale può contare su alcuni ristoranti che offrono la possibilità di gustare i piatti tipici della cucina locale, mentre è possibile effettuare alcune piacevoli escursioni sul Monte Torre e sul Monte Arosio ai confini con la provincia di Savona.

 

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