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Attualità | 11 settembre 2015, 07:25

Il sanremese Andrea Amici protagonista su un giornale di New York in un servizio sulla 'Corazzata Roma'

'La Voce di Nuova York', fondato e diretto dal giornalista Stefano Vaccara ha recentemente festeggiato presso la sede italiana all’ONU il suo secondo anno di vita.

Andrea Amici

Andrea Amici

Il sanremese Andrea Amici è al centro di un lungo servizio che il giornale on line La Voce di New York ha dedicato alla tragedia della Corazzata Roma. 'La Voce di Nuova York', fondato e diretto dal giornalista Stefano Vaccara ha recentemente festeggiato presso la sede italiana all’ONU il suo secondo anno di vita.

E’ uno dei giornali on line più seguito dagli italiani residenti negli Stati Uniti ed aspira a divenire il media di riferimento degli italiani sparsi nel mondo. Il giornale, oltre a raccontare la vita degli italiani nella grande mela, si propone di mantenere i loro legami con la madrepatria, attraverso aggiornamenti sulla situazione dell’Italia e rievocazioni storiche e pagine culturali. Due giorni or sono ha pubblicato, col titolo:”8 settembre: effetti collaterali.Storia corale dell’attacco alla Corazzata Roma” (cliccando QUI) un lunghissimo reportage, in occasione del 72 esimo anniversario dell’affondamento della Regia Nave Roma.

L’autrice Maurita Cardone, con estrema precisione e con rare testimonianze anche iconografiche, ha rievocato il tragico avvenimento, attraverso il filo conduttore rappresentato dal libro di Andrea Amici, sull’argomento. Amici, che nella vita fa il sommozzatore a Genova per il Corpo dei Vigili del Fuoco, ed è stato tra i primi a entrare nel relitto della Concordia, nel 2010 pubblicò per i tipi della Longanesi “Una tragedia italiana”, ora in ristampa nella ATE, serie economica della stessa casa editrice. Il libro racconta, attraverso i ricordi del nonno di Andrea, Italo Pizzo e dell’amico Giovanni Vittani, l’affondamento della corazzata che era la nave da guerra più potente del Mediterraneo. La Roma, raggiunta da due bombe teleguidate, sganciate da un areo tedesco, colò a picco in venti minuti nel pomeriggio del 9 settembre 1943. Alla guida della flotta italiana, fino a poche ore prima ormeggiata a La Spezia, stava cercando di raggiungere la Maddalena, per consegnarsi agli alleati, secondo gli accordi sottoscritti con l’armistizio. In realtà poi la flotta italiana dovette proseguire per Malta, perché i tedeschi avevano già preso il controllo della Maddalena.

La Roma, finì il suo viaggio spezzata in due dalle bombe tedesche, un’arma segreta utilizzata per la prima volta,a sedici miglia dalla costa, nel golfo dell’Asinara. Il relitto, rinvenuto solo il 17 giugno del 2012, giace a 1200 metri di profondità. Le quarantamila tonnellate d’acciaio,rese incandescenti dalle esplosioni, portarono  negli abissi 1393 dei 2021 uomini dell’equipaggio, compreso l’ammiraglio operativo in capo della flotta italiana di allora Carlo Bergamini, il cui corpo non venne mai più ritrovato. I 628 superstiti salvati dalle navi di scorta vennero portati a Mahon nell’isola di Minorca, dove vennero curati e successivamente internati. Tra essi c’erano i quattro sanremesi che erano imbarcati sulla corazzata.

“Sapevo che mio nonno era stato su quella nave, mi aveva raccontato alcuni passaggi, ma non avevo compreso. Poi nel novembre del 1998 si ammalò improvvisamente. – ha raccontato Andrea Amici alla giornalista Maurita Cardone della Voce di New York - Un pomeriggio si addormentò sul divano. Era febbraio, c'era una mareggiata, un cielo plumbeo, e io ero rimasto lì con lui, a luci spente. Si svegliò e cominciò a raccontare al presente. Aveva schiacciato il play di un ricordo, di un nastro che aveva dentro di sé. E mi raccontò una scena avvenuta subito dopo il naufragio: un ragazzo era su un relitto in mare, mio nonno ci si era aggrappato per salire sul relitto e questo ragazzo gli era caduto addosso, era sventrato in due, e gli era caduto addosso con le budella di fuori. Cadendo aveva urlato. E quell'urlo e quel ragazzo lo avevano accompagnato per tutta la vita. Quel pomeriggio di febbraio mio nonno aveva sognato quell'urlo e mi disse: 'Sto sognando di nuovo l'urlo. Cosa vuol dire?'. Poi si è riaddormentato e non si è più svegliato, cinque giorni dopo è mancato. Io ho capito che era un testamento morale. Allora appena è mancato, ho raccolto subito il suo diarietto in cui c'era la sua storia, ma scritta in maniera molto semplice, molto sintetica, e delle fotografie. Ma non avevo ancora capito. Allora sono andato a trovare il suo amico Giovanni e gli ho chiesto di raccontarmi un po' la sua storia”.

Giovanni era Giovanni Vittani, imbarcato sulla nave da battaglia, che salvò Italo e altri marinai aprendo un portello che si era bloccato a causa delle esplosioni. Giovanni è scomparso nel 2013. Fù lui, che viveva in una casa sulle colline di Sanremo, con straordinaria lucidità, a far riemergere per la prima volta dagli abissi la sfortunata nave, con il suo equipaggio però mai dimenticato. “L’estate scorsa sono tornato a Minorca, dove tra l’altro è stata battezzata mia figlia e abbiamo commemorato con i cadetti della Marina Militare imbarcati sulla Nave scuola Palinuro– dice Andrea – i caduti della Regia Nave Roma. Ma la protagonista è stata suor Demetria, 94 anni ora, l’ultima delle infermiere che curarono con grande dedizione i superstiti, molti dei quali avevano vaste bruciature su tutto il corpo”.

La pubblicazione dell’articolo negli USA ha aperto uno squarcio sulla storia di una nave italiana. Ma è servita anche ad evidenziare una piccola storia di uomini della città di Sanremo, che molti anni fa partirono come tanti per una guerra già persa in partenza, per difendere l’onore della Patria, come ha sempre fatto, con alterne fortune, la Marina Militare Italiana. Si parla già di incontri per un ciclo di conferenze di Amici negli states e di alcuni americani che si sono rivolti a lui per visitare i luoghi dove vissero Italo Pizzo e Giovanni Vittani.

Carlo Michero

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