"La tragedia migratoria di questi giorni costituisce l'epilogo drammatico di una vicenda che in un crescendo esponenziale ha segnato la storia del Vicino Oriente (ma anche del Nord Africa) dalla fine della prima guerra mondiale ai giorni nostri con una sequenza di interventi, conflitti e divisioni generati dalla logica della politica di potenza e di influenza sul piano internazionale e locale. Da quando i rappresentanti del Consiglio Supremo Alleato (uscito vincitore dall'immane conflitto globale, compreso l'ambasciatore nipponico a Parigi), si riunirono a Sanremo per decidere il destino dei territori dell'ex Impero Ottomano, nella primavera del 1920 con le successive progressioni diplomatiche, si innescò un processo inarrestabile di lutti e di rovine che ora si rivolta contro la stessa ragione che l'ha provocato.
Nella ridente e rinomata località costiera ligure, reduce dai fasti non ancora sopiti della belle époque, ma soffocati dallo spietato dio della guerra, convennero i delegati delle potenze vincitrici sotto la presidenza dell'ospitante Italia di Nitti: un'Italia attraversata da sentimenti contrastanti e segnata dalle polemiche ripercussioni civili e sociali conseguenti dell'immediato dopo-guerra. E Sanremo si presentava come lo specchio di quell'Italia. Sanremo era presidiata in ogni dove e spie e giornalisti si avvicendavano e scivolavano intorno alla conferenza matuziana, interpretando nei loro diversi ruoli la parte che la storia assegnava loro in quel momento.
Sanremo era dunque Sanremo anche in quella circostanza. La memoria di quella conferenza, che precedette quella di Genova e il parallelo convegno di Rapallo del 1922 (con la nascita dello spirito di Rapallo o Rapallo-Gheist tra la Russia sovietica e la Germania postbellica), resta profonda e ne riemergono oggi le cronache con tutto il peso ed attualità della loro responsabilità storica.
Pierluigi Casalino".
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