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Al Direttore | 27 agosto 2015, 14:44

Schiavi, streghe ed eretici in Liguria tra il XIII e il XV. Un altro pezzo di storia ligure raccontata da Casalino

"Sul tema della schiavitù in Liguria tra il XIII e il XV secolo molte sono le notizie raccolte dagli storici, sulla scorta degli atti del tempo conservati negli archivi storici..."

Schiavi, streghe ed eretici in Liguria tra il XIII e il XV. Un altro pezzo di storia ligure raccontata da Casalino

"Sul tema della schiavitù in Liguria tra il XIII e il XV secolo molte sono le notizie raccolte dagli storici, sulla scorta degli atti del tempo conservati negli archivi storici. Nel 1374 una schiava tartara costava nel territorio ligure trenta lire genovesi, mentre due schiavi circassi adulti (padre e figlio) si potevano acquistare per circa cinquanta lire. Il 19 maggio 1429 il prete Lucianus de Massa comprò una schiava russa di diciotto anni da un certo Antonio Pastino, pagandola a rate. Il prezzo pattuito era di centocinquanta lire e Lucianus ne sborsò subito quaranta 'de numerato', impegnandosi, in presenza di un notaio e di due testimoni, a saldare in seguito il debito.

Sovente le schiave erano esasperate da occasionali molestatorie non di rado la giustizia ligure-genovese emetteva nella circostanza sentenze assai moderne per il loro contenuto di equilibrio e di sensibilità: non era un caso che in molti casi, quando le schiave reagivano uccidendo i loro disturbatori, che le corti genovesi assolvessero le povere donne, riconoscendo loro l'attenuante della provocazione. L'uscire indenne dai processi era per una schiava, ma soprattutto per una donna, una grossa conquista civile, dati i tempi. Lo stesso atteggiamento delle autorità politiche liguri verso la stregoneria, distinguendosi spesso per lungimiranza ed umanità da quelle ecclesiastiche in pieno clima di Inquisizione, appare ancora come una testimonianza del clima di relativa tolleranza che regnava nella Repubblica Ligure: durante il periodo della caccia alle streghe (vedi la nota vicenda del processo di Triora), infatti, le istituzioni pubbliche si trovarono non poche volte in contrasto con le stesse direttive della Santa Sede, contrasto che si spostava anche sul piano dell'accoglienza che veniva riservata dalla cattolica Genova a soggetti in odore di eresia protestante.

Alcuni di questi, anche interpreti di mediazioni commerciali, provenienti dalla Francia, dove il cesaropapismo del Regno del Giglio era spietato o dalla Svizzera, trovavano scampo in Liguria. Il Ponente ligure, in particolare, rappresentava una via di passaggio privilegiata per raggiungere l'Italia da parte di esuli e di perseguitati per la libertà di coscienza. Un'altra prova della disponibilità ligure nei confronti degli altri.

Pierluigi Casalino".

Redazione

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