“Sarebbe facile, crudele, perverso e, tutto sommato, poco elegante sostenere adesso che l’avevamo detto, noi del PD, quattro anni fa nell’euforia destrorsa di allora, con i vari Sappa, Bosio, Scajola a prodigarsi nel tagliare nastri ed affettare discorsi, che il progetto ci sembrava fuori della nostra portata, che ci voleva una programmazione più precisa e consapevole, interpretata con più cautela e diligenza, in una prospettiva che non pareva proprio rosea, visti i tempi”.
Lo sostiene il Partito Democratico di Bordighera, in relazione alla chiusura di Villa Regina Margherita, dettata dalla frana che incombe sulla costruzione e sul museo della Famiglia Terruzzi. “I tempi hanno sancito, infine, l’insostenibilità dell’operazione di quattro anni fa. I costi troppo elevati, indipendentemente dall’evento, noto, del crollo del muro, sono diventati, nel deserto di iniziative di promozione del nostro territorio vere e proprie ‘forche caudine’, insostenibili. All’epoca delle nostre riflettute perplessità, tutti quanti a dire che eravamo i ‘soliti comunisti’ menagramo, a gufare, magari solo per invidia nei confronti dei ‘successi’ della destra provinciale e comunale. E adesso eccoci qua a constatare il clamoroso fallimento, nonostante in questi quattro anni avevamo più volte sostenuto che bisognava cambiare strategia o, meglio assumerne una, per fare in modo che il sito culturale cominciasse a funzionare e a sviluppare tutta la sua potenzialità. Qualcuno sosteneva che Bordighera era troppo piccola per sorreggere una realtà culturale così impegnativa; ma qualcuno ha provato anche a mettere in contatto Villa della Regina e le altre realtà museali bordigotte con esempi viciniori (Eprussi a Beaulieu 50.000 visite all’anno; Hanbury a La Mortola 40.000 visite annue) per favorire collegamenti e collaborazioni, all’interno di una rete transfrontaliera che se attuata avrebbe sicuramente prodotto significativi frutti”.
“Non se ne è fatto nulla – termina il PD bordi gotto - per incapacità a relazionarsi degli enti preposti; totale assenza di iniziativa e capacità mediatrice delle amministrazioni locali e notevole miopia degli attori coinvolti, troppo impegnati a guardare e occuparsi del solo proprio ‘orticello’. Ovviamente nessuno di noi è contento della situazione che si è venuta a creare. Sinceramente speriamo che (almeno in extremis) una soluzione si riesca a trovare per evitare un deprecabile fallimento culturale”.