Che una famiglia abbia una certa importanza in città, lo si capisce quando si chiedono informazioni per strada su come raggiungerla: tutti la conoscono, tutti sanno dove abita e tutti sanno che a quell'ora si trova esattamente in un determinato luogo. La famiglia Terrizzano, con una tradizione navale che risale al 1850, ha fondato ad Imperia i primi cantieri nautici del Ponente, diventando una fra le più famose della Liguria. Giacomo Terrizzano, originario di Cervo, trasferitosi dapprima a Nizza, dove lavorò nel campo della nautica militare, fece ritorno nel ponente, stabilendosi a Oneglia. Qui diede il via nel 1850 alla riparazione di centinaia di imbarcazioni tra barche da pesca, velieri e motonavi.
Giacomo ebbe nove figli di cui quattro maschi, che portarono avanti la sua opera: Ambrogio, Rosolino e Francesco iniziarono a costruire ciascuno il proprio cantiere navale e Giovanni Battista, detto il Matita. I cantieri dei Fratelli Terrizzano arrivarono a impiegare più di 250 persone nelle loro costruzioni che superano le 200 imbarcazioni. La tradizione navale è giunta ai nipoti, Ambrogio e Giovanni, che hanno portato avanti la costruzione di piccoli velieri e imbarcazioni da pesca. La famiglia Terrizzano è un simbolo importante per la città e per il suo porto. Per questo motivo a loro è dedicato “Largo Terrizzano”, al porto di Oneglia. Proprio di fronte alla casa di Ambrogio Terrizzano si svolge ogni anno la tradizionale festa di San Giovanni, a cui questa famiglia, come tutte quelle di Oneglia, è fortemente legata. C'è una manifestazione che unisce questa famiglia al Comitato di San Giovanni ed è la gara dei gozzi, sfida tradizionale dei pescatori, che è stata spesso disputata in occasione della festa di giugno.
Giuseppe Amadeo è un esperto di questa gara, avendo vinto 23 regate su 24.“ Per preparare la regata, l'equipaggio, composto da 4 rematori e un timoniere, iniziava l'allenamento due mesi prima della data della gara. Le misure dei gozzi, dovevano essere tutte di 19 palmi, ma con il Comitato di San Giovanni la situazione si è regolarizzata in quanto fece costruire barche in plastica tutte uguali. Quando veniva indetta una gara, cominciavamo a fare il giro della provincia e oltre, per chiedere le barche in prestito ai pescatori. Ora i gozzi del Comitato sono andati in prestito all'Istituto Nautico Andrea Doria, dal momento che la manifestazione purtroppo non esiste più. Era molto sentita e vi partecipava tutta la provincia”.
La mia conoscenza delle regate si riduce a quella dei vogatori dei college inglesi, nelle gare tra Oxford e Cambridge, che ho visto nei film. Per questo mi è venuto in mente di chiedere a Giuseppe: “anche voi avevate l'abitudine di cantare per darvi forza nel remare?” Una risata, seguita da una smorfia: “ Chi rema non canta”. Poche parole, precise e chiare, sono solo la punta dell'iceberg dei pescatori di Oneglia, sotto i quali esiste tutto un mondo, ma solo loro decidono a chi farlo scoprire.