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Al Direttore | 24 maggio 2015, 12:16

Carattere e virtù dei Liguri negli storici antichi. Il racconto del lettore Pierluigi Casalino

Parlando dei Liguri, lo storico Diodoro Siculo descrive, in particolare, le genti liguri dell'epoca romana

Diodoro Siculo

Diodoro Siculo

"Parlando dei Liguri, lo storico Diodoro Siculo (I secolo a.C.), in uno dei suoi quaranta volumi della sua 'Biblioteca Storica', descrive, in particolare le genti liguri dell'epoca romana. Questi, scrive Diodoro Siculo, abitano un paese aspro e del tutto sterile, nel quale conducono una vita dura e gravosa, tra fatiche e travagli continui. Infatti, dato che la regione è montuosa e coperta di boschi, alcuni di loro tagliano tutto il giorno enormi tronchi, armati di scuri pesanti ed atte a questo duro compito, mentre gli agricoltori hanno quasi da tagliare rocce, a causa dell'eccezionale asperità del suolo, in quanto non possono rivoltare una zolla, con i loro strumenti il sasso.

Trascorrono la notte in campagna, qualche volta in rozzi recinti o in capanne (quelle che ancora si chiamano 'caselle'), più spesso sotto il caldo di una rupe ed in caverne naturali, che possano offrire loro un riparo adeguato. In questo modo possono fare tutte le altre cose, conservando usi di vita rudimentali e primitivi. In poche parole, in questi paesi, prosegue lo storico, le donne hanno la robustezza e l'indomabilità dei maschi ed i maschi la robustezza e l'indomabilità delle belve. Per questo si ricorda che nelle loro guerre è avvenuto più di una volta che un ligure quanto mai gracile sia stato sfidato a duello corpo a corpo da un gallo tra i più massicci e lo abbia abbattuto e ucciso. I Liguri, sottolinea Diodoro Siculo, ma anche Diogene d'Alicarnasso e Strabone, sono arditi e coraggiosi, non solo in guerra, ma in genere in tutti i casi difficili e pericolosi della vita : navigano sul mare allo scopo di commerciare con i sardi e i libici, esponendosi senza paura ai rischi più tremendi.

Usano, infatti, delle imbarcazioni più rozze dell'ultimo dei navicelli e senza alcuno dei requisiti tecnici di cui sono dotate le altre navi; e tuttavia, su queste imbarcazioni, non hanno paura di affrontare i rischi più terribili delle tempeste, in modo da restarne stupefatti. In tale ritratto dei liguri, ancora attuale, peraltro, c'è molta verità, se pur condizionato dalla mentalità greco-romana, che si considerava la civiltà ligure ormai nettamente superata da quella classica.Uomini coraggiosi ed intrepidi, i Liguri, dunque, ma barbari o quasi. Analoga opinione esprime un'altro storico antico, il latino Tito Livio, il quale, narrando di un trionfo militare di Quinto Fabio Massimo, dice: 'Avendo ucciso in battaglia molti liguri e costretto altri a ripararsi sulle Alpi, aveva reso sicura dai loro scorrerie la vicina spiaggia d'Italia'. Ma erano proprio barbari i Liguri assoggettati al dominio romano, al quale si mostrarono poi fedeli al punto da considerarsi forse più latini dei latini? Se è vero che alcuni liguri erano stati dei predoni, la circostanza veniva scusata dal fatto che i Liguri stessi erano stati vittime, a loro volta, di feroci ruberie e saccheggi da parte dei greci focesi e di altri popoli calati dal Nord. I Liguri del Ponente, della Provenza e dell'Iberia, in particolare, avevano affrontato attacchi davvero insistenti da popoli stranieri. Qualche ligure, certamente, fece parte della multinazionale mercenaria al soldo di Annibale contro Roma (con africani, galli, iberi, e greci), ma quando la controffensiva di Roma, già alleata di Marsiglia, avamposto greco-ligure, riconquistò il litorale ligure da oriente ad occidente, parte delle tribù liguri si sottomise: gli Ingauni, grazie ad un capolavoro di diplomazia, si giustificarono del loro precedente atteggiamento filo-cartaginese.

Meno felice fu, invece, la sorte di Finale e di Savona, che subirono duramente la rappresaglia romana per aver aiutato Annibale. Gli Ingauni, a dire il vero, dopo il foedus del 201, erano rimasti in pace ben pochi anni con Roma. Nel 189 a.C. il pretore Q. Bebio fu vittima infatti di un agguato tesogli in riviera e Ingauni ed Intemelii iniziarono a molestare con azioni di pirateria i Marsigliesi filo-romani. Alterne e e complesse furono le vicende dei Liguri e così le loro relazioni con l'occupante. Nel 118 a.C., tuttavia, Roma finiva per consolidare definitivamente su tutta la Liguria il suo potere, assicurandosi posizioni di forza anche in Gallia. E da allora Ingauni ed Intemelii divennero, con Genova, alleati di ferro dell'Urbe, alleati storici di quella Roma da cui mai più si separarono.

Pierluigi Casalino".

Redazione

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