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Eventi | 23 aprile 2015, 09:35

23 aprile: Giornata mondiale del libro e del diritto d'autore. I commenti di 4 scrittori del ponente ligure

Nel rispetto di questa giornata dedicata alla cultura, abbiamo voluto chiedere l’opinione di 4 importanti e noti scrittori tutti made in Imperia, chi per ambientazione dei libri, chi per nascita: Manuela Siciliani, Danilo Balestra, Ippolito Edmondo Ferrario ed Enzo Barnabà.

I 4 scrittori ponentini

I 4 scrittori ponentini

Il 23 aprile è la Giornata mondiale del libro e del diritto d'autore, evento che dal 1996 viene organizzato ogni anno con il patrocinio dell’Unesco, per promuovere la lettura, la pubblicazione dei libri e la protezione della proprietà intellettuale attraverso il copyright.

La celebrazione del 23 aprile, non a caso, fa riferimento al giorno della scomparsa degli scrittori: Shakespeare, Cervantes e di Inca Garcilaso de la Vega. Nel rispetto di questa giornata dedicata alla cultura, abbiamo voluto chiedere l’opinione di 4 importanti e noti scrittori tutti made in Imperia, chi per ambientazione dei libri, chi per nascita: Manuela Siciliani, Danilo Balestra, Ippolito Edmondo Ferrario ed Enzo Barnabà. 

Manuela Siciliani e il diritto d'autore: esiste ancora nel senso morale del termine? Vorrei poterti rispondere: Sì, esiste ancora, la creatività viene lodata! Ma in realtà sappiamo quanto è duro questo mondo. Ti racconto una cosa: quando ho scoperto che i miei romanzi sono stati messi su un sito pirata dove si potevano scaricare gratuitamente e illegalmente mi è venuto un colpo, per un attimo mi sono disperata, poi ho preso consapevolezza del fatto che ero in mezzo a nomi importanti, a scrittori famosi e ho pensato che allora non era poi così male che i libri di Becky fossero su quel sito... ma questo è sbagliato, un autore non dovrebbe trovarsi in simili situazioni. Prendi Erri De Luca che viene accusato di Reato d'opinione e lui risponde che per uno scrittore è un onore, bisogna arrivare a questo per dare un senso morale al diritto d'autore? 

Danilo Balestra, cosa pensi di questa giornata? Il libro non è soltanto un mezzo fantastico per la trasmissione della cultura. Il libro è anche un mezzo meraviglioso per lo sviluppo dell'immaginazione. Il libro accende per davvero la fantasia. Tutti quanti siamo stati pirati o abbiamo viaggiato verso terre misteriose sfogliando L'isola del tesoro, o magari, più avanti negli anni, abbiamo conosciuto l'America del nord nei libri di Steinbeck e quella del sud nei romanzi di Marquez. Ma cos'è che trasforma un libro in una fabbrica per i nostri pensieri? La risposta, fin troppo ovvia, è che la pagina scritta, per il fatto di non essere visualizzabile, spinge all'immaginazione e ammette una partecipazione attiva da parte del lettore. E poi c'è un particolare di cui talvolta non si parla abbastanza: il contatto che il libro sa generare tra il lettore e l'autore. Eh sì, perché la scintilla che accende la mente di chi scorre le pagine di un romanzo è sempre nascosta nella penna dello scrittore. 

Ippolito Edmondo Ferrario,  esiste per te il diritto d’autore? Il diritto d'autore è qualcosa sicuramente di concreto e reale, ho l'impressione che in nome di esso si tutelino le lobby e non i reali soggetti che ne dovrebbero beneficiare. In parole povere mi sembra un ottimo affare solo per la Siae. Se viene rispettato non lo so, ma per esperienza personale ti posso dire di no, anche da parte di editori blasonati che dovrebbero tutelare i loro autori. Nel mio caso, e non ho paura a dirlo, ho fatto al mio ex editore di Roma, che non mi ha mai riconosciuto i diritti d'autore di due libri con lui pubblicati con regolare contratto. 

Enzo Barnabà, se tu fossi il ministro dell'istruzione, come promuoveresti questa giornata? In ambito istruzione, un mio libro, “Il Partigiano di Piazza dei Martiri” fa parte del “Progetto Lettura Pensata” della provincia di Belluno. Gli studenti delle superiori che lo leggono scoprono perché la piazza principale della città capoluogo si chiama “dei Martiri”, si mettono nei panni dei protagonisti dell’epopea resistenziale che animò le loro montagne e, magari, prendono gusto alla lettura di un romanzo contemporaneo. Il ministro, comunque, può far poco. La partita si gioca in televisione. Da lì e non dalla scuola pervengono gli input. Bisogna cassare la nozione di audience e reintrodurre quel pedagogico che non era estraneo alla TV precommerciale. Mandare a casa la De Filippi e le sue insulse lacrimucce, chiudere i talk show e le trasmissioni che si rivolgono allo stomaco e non al cervello degli spettatori. All’ultimo Salone del libro di Francoforte, durante la solita tavola rotonda sulla crisi del libro in Italia, un editore straniero ha chiesto retoricamente “Ma di che vi lamentate? Guardate il livello delle trasmissioni di prima serata e capirete perché gli italiani non comprano libri”. Tranne quelli di cucina, mi vien fatto di aggiungere.   

Che dire se non: meditate lettori, scrittori, editori. Meditate.

Stefania Orengo

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