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Al Direttore | 14 marzo 2015, 09:48

Quando nel 1977 l'edizione del Festival di Sanremo fu trasmessa a colori, il ricordo del nostro lettore Pierluigi Casalino

A Sanremo riecheggiava, nonostante la tensione serpeggiante nella società, la ricchezza dei linguaggi e della sperimentazione di quel periodo: anche Sanremo, a suo modo, viveva nella canzoni l'atmosfera collegata alla nascita di movimenti come l'Arte Povera e la Transavanguardia, anche se la circostanza non era direttamente percepita dal grande pubblico, dal momento che amore e cuore restavano preponderanti nel prodotto.

Quando nel 1977 l'edizione del Festival di Sanremo fu trasmessa a colori, il ricordo del nostro lettore Pierluigi Casalino

L'edizione del Festival di Sanremo del 1977 fu trasmessa a colori dalla televisione, primo esperimento mediale della storia nazionale, che coniugava la tradizione con le nuove risorse della comunicazione. In realtà già l'edizione del 1973 era stata filmata a colori, ma solo per l'Eurovisione. A presentare l'evento sanremese furono il duo Mike Buongiorno - Maria Giovanna Elmi, per la prima volta dal palco dell'Ariston, che sostituiva il salone delle feste del Casinò in fase di restauro: una scelta che verrà comunque privilegiata d'ora in avanti, salvo l'edizione del 1990, a causa della maggior ampiezza del locale. La manifestazione si svolse nei primi giorni di marzo, facendo una deroga alla solita programmazione di febbraio. Si era nel pieno degli anni di piombo e Sanremo confermava di essere in sintonia diretta con Roma e il suo clima, risentendone delle ansie, ma rivelandosi soprattutto teatro di fermenti culturali ed artistici di notevole importanza, respirando la speciale atmosfera creativa della capitale.

A Sanremo riecheggiava, nonostante la tensione serpeggiante nella società, la ricchezza dei linguaggi e della sperimentazione di quel periodo: anche Sanremo, a suo modo, viveva nella canzoni l'atmosfera collegata alla nascita di movimenti come l'Arte Povera e la Transavanguardia, anche se la circostanza non era direttamente percepita dal grande pubblico, dal momento che amore e cuore restavano preponderanti nel prodotto. Il messaggio dei motivi di allora, quindi, viene oggi riletto in quegli esiti ed è caratterizzato da una sognante ricerca di una realtà "altra", piuttosto che un'arte di battaglia, di rottura o di aperta contestazione (come la cronaca drammatica del tempo ci raccontava).

Insomma Sanremo non se ne curava e si proponeva nel suo compiersi come l'evocazione di una città viva in un rapporto storico tra ciò che gli anni Settanta hanno rappresentato nel loro complesso e la sua funzione di momento di suggestione e di svago. Ricca di idee e di confronti, consapevole del proprio ruolo "culturale" e semantico – simbolico. Sanremo faceva dunque il verso a Roma, ad una Roma che non era solo politica e televisione, o nemmeno soltanto il centro delle inquietudini del Paese. Roma infatti era soprattutto la sede di una polifonia di voci che Sanremo raccoglieva e traduceva nella sua dimensione di luogo-spettacolo. E così che Sanremo è sempre capace di esprimere l"interessante persistenza del sostrato dell'immagine che, per quanto disorientata, selezionata, destrutturata, non può mai cessare di esistere.

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