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| 24 ottobre 2014, 14:19

Nel febbraio 1814 Papa Pio VII sostò a Sanremo, il racconto di Andrea Gandolfo di quello storico episodio

"Quando si era sparsa la notizia dell’arrivo del papa a Nizza, il prefetto del dipartimento delle Alpi Marittime Dubouchage aveva concesso al maire di Sanremo Barone Tomaso Borea d’Olmo, che si trovava a Nizza per predisporre la leva del 1815, il permesso di rendere nota la notizia del passaggio del papa dalla città matuziana"

Nel febbraio 1814 Papa Pio VII sostò a Sanremo, il racconto di Andrea Gandolfo di quello storico episodio

In occasione del bicentenario della sosta a Sanremo di Papa Pio VII, avvenuta nel febbraio 1814, lo storico Andrea Gandolfo invia un suo articolo sul tema apparso quest’anno su una rivista locale.

Ecco il racconto di quello storico episodio:

“Dopo la rovinosa campagna di Russia e la successiva sconfitta subita nell’ottobre 1813 a Lipsia contro la ‘Sesta Coalizione’ (formata di fatto da tutti gli stati europei), Napoleone Bonaparte, di fronte all’avanzata delle forze nemiche in territorio francese, decise di ricondurre a Savona Papa Pio VII, che si trovava ancora prigioniero nel castello di Fontainebleau. Il 23 gennaio 1814 il Pontefice, accompagnato dal colonnello Lagorse, sottintendente del palazzo di Fontainebleau e incaricato dal governo imperiale di scortare il papa fino a Savona, partì alla volta della città ligure, ricevendo nel corso del viaggio attraverso il Midi della Francia, entusiastiche accoglienze da parte della popolazione. Fin dal 9 febbraio, quando si era sparsa la notizia dell’arrivo del papa a Nizza, il prefetto del dipartimento delle Alpi Marittime Dubouchage aveva concesso al maire di Sanremo Barone Tomaso Borea d’Olmo, che si trovava a Nizza per predisporre la leva del 1815, il permesso di rendere nota la notizia del passaggio del papa dalla città matuziana. Chiese anche al prefetto l’autorizzazione a rimanere in città per poter baciare il piede del pontefice, assicurandogli che sarebbe ripartito alla volta di Sanremo la notte successiva.

Nello stesso tempo il maire, che era anche riuscito ad ottenere l’ambito privilegio di ospitare nella propria residenza sanremese il Santo Padre durante la sua permanenza nella nostra città, aveva inviato un corriere per avvertire la moglie baronessa di addobbare il palazzo di famiglia e ordinare al suo vice Giovanni Carlo Laura di predisporre tutto il necessario per ricevere adeguatamente il Pontefice. La sera del 9 febbraio il maire Borea incontrò Pio VII a Nizza, e il giorno dopo tornò a Sanremo, dove avrebbe diffuso la notizia che gli era stato concesso l’alto onore di baciare il piede al Santo Padre. Appena giunto in città, constatò con grande soddisfazione che tutte le disposizioni che aveva impartito alla moglie in merito all’apprestamento della sua residenza, così come quelle che aveva diramato ai suoi aggiunti Stella e Laura sulle strade e gli edifici pubblici, erano state eseguite correttamente. Intanto la notizia dell’arrivo del pontefice aveva cominciato a diffondersi tra la popolazione. Così descriveva i febbrili preparativi che si stavano allestendo in città in vista dell’arrivo del Papa, un’importante fonte coeva, meglio nota come il Manoscritto Borea: «Una tale notizia fu propalata per la Città a un’ora dopo mezza notte, e le provvidenze ed ordini furono dati perché le strade fossero riatate, perché le Campane annunziassero una tale notizia, perché illuminazioni, confraternite ed ogni ceto infine di persone potessero vie più rendere solenne l’ingresso del S. Padre. Da tutte parti anche de paesi vicini accorse il Popolo: la chiesa di S. Siro fu pomposamente con apparato guarnita, ingrandito il Presbitero, fatto elevare in cornu Evangeli un magnifico Trono coll’Emblema al S. Triregno e delle Chiavi, tutte le altre chiese furono ornate ugualmente e specialmente quella delle Religiose».

Fin dalle prime ore del mattino dell’11 febbraio era partito dal suo palazzo il maire Borea per accogliere degnamente il papa, seguito dai membri delle confraternite, dai rappresentanti del clero diocesano, da cento uomini della Guardia nazionale, dai consiglieri comunali e da un folto gruppo di cittadini. Dopo aver trasportato il Santo Padre con la portantina fino alle porte della città e aver effettuato una breve sosta presso l’antica chiesa di San Rocco, il corteo papale raggiunse la basilica di San Siro tra due ali festanti di popolo. All’interno della chiesa il papa venne accolto da una folla esultante che lo acclamò a lungo, mentre il pontefice impartiva per tre volte la benedizione apostolica. La scena è stata così raccontata da Borea d’Olmo nel suo diario di famiglia: «Il suono delle Campane, lo strepito de strumenti musicali, le acclamazioni dell’immenso popolo che adimandava la benedizione interruppe a più riprese la Religiosa salmodia. La chiesa di S. Siro illuminata e piena di persone presentava un bel colpo d’occhio, Sua Santità stette ad osservarlo con trasporto. Cantato il Tantum Ergo in Musica, e Benedetto dal Can.° Decano il Santo Padre, il Venerabile, dal faldistorio salì all’altare, e fra gli eviva, e le acclamazioni benedisse il Popolo colla tripla sua Benedizione».

La cerimonia all’interno della basilica assunse un carattere particolarmente solenne e fastoso grazie anche al fattivo coinvolgimento delle varie confraternite locali, i cui componenti, con fiaccole in mano, si disposero lungo il percorso che condusse il corteo papale dalla chiesa di San Siro a palazzo Borea, disegnando due ali di luce ai lati della strada. Giunto presso la sontuosa dimora della famiglia Borea, il pontefice fu accolto dalla baronessa Borea d’Olmo, dalla madre di questa, contessa Caterina Sapia Rossi, dal maggiore dei dragoni Paolo Geronimo Borea, dal capitano del porto di Sanremo e fratello del maire Tomaso, Paolo Borea d’Olmo, e da vari esponenti dell’amministrazione civica e giudiziaria, ai quali Pio VII impartì la benedizione apostolica. Il maire Borea riuscì a convincere il papa a fermarsi in città anche per il giorno dopo, mentre, tutt’intorno al palazzo, una grande folla si accalcava davanti ai portoni per essere ammessa a baciare il piede del pontefice o riceverne la benedizione apostolica. Il papa cercò, nei limiti del possibile, di accontentare il maggior numero di persone, ammettendo alla sua presenza tutti coloro che potevano entrare, senza distinzione di classe o di condizione economica e sociale. Tali manifestazioni di devozione popolare non furono però gradite dal colonnello Lagorse, preoccupato che non si verificasse il minimo incidente, né da parte del sottoprefetto Boccardi, che anzi reagì con particolare durezza al tentativo di alcune confraternite della valle Argentina spintesi in processione con le loro caratteristiche cappe fino alle porte di Sanremo, per ossequiare il Santo Padre, rispedendole indietro. Si narra persino che avrebbe risposto con uno schiaffo di fronte alle continue richieste di un certo Gio Batta Frontero di Montalto, che aveva chiesto in modo particolarmente insistente di potersi incontrare col papa. Alle nove di mattina del 12 febbraio Pio VII celebrò una Santa Messa nella cappella di palazzo Borea insieme ai vescovi di Todi e Foligno, a loro volta prigionieri di Napoleone a Sanremo.

Quindi, in un salotto nel quale era stato allestito un trono, ammise al ‘bacio del piede’il clero, tutte le autorità, le Guardie nazionali, i militari ed una infinità di gente comune. Ciò per tutta la giornata, a parte due ore di riposo nel primo pomeriggio. Nella strada la gente festante chiedeva di vedere il Papa, tanto che questi, disceso dal trono, si accostò alla finestra del salone, rimirò compiaciuto la calca e impartì la sua benedizione. Alle otto e mezza di sera il papa ricevette in udienza privata, nella sua stanza, le famiglie Borea d’Olmo e Sapia Rossi. Intanto le straordinarie accoglienze tributate dal popolo sanremese al pontefice cominciarono ad allarmare il colonnello Lagorse, che, intuitane l’ispirazione antinapoleonica, con la scusa di un presunto ritardo della missione sul previsto arrivo a Savona, si adoperò per tutta la giornata del 12 affinché il viaggio del papa proseguisse via mare. Incaricò perciò il comandante del porto di Sanremo Paolo Borea d’Olmo di predisporre tre gozzi, di cui uno per il pontefice, ornato con fini damaschi, per la cui uscita dallo scalo matuziano si offrì come pilota lo stesso Borea d’Olmo. Raggiunta la zona scelta per l’imbarco ed elargita l’ultima benedizione a una piccola folla radunatasi nei pressi del quartiere della Marina, Pio VII salì a bordo del vascello damascato aiutato dal maire Borea. Quando già i tre gozzi erano salpati, si levò però all’improvviso un furioso vento di levante che costrinse il corteo a tornare indietro in fretta e furia. Il papa venne così ricondotto a palazzo Borea anche per riaversi da un forte mal di mare. Il colonnello Lagorse decise allora di riprendere il viaggio via terra.

Nella stessa giornata del 13 febbraio Pio VII lasciò Sanremo in portantina. Passò davanti al convento delle monache della Visitazione (attuale piazza Colombo), che erano tutte sulla porta, quindi il corteo papale, dopo aver valicato il torrente Armea su un ponte di legno fatto appositamente costruire per facilitarne il passaggio, giunse alla chiesa dell’Annunziata, situata nell’antica grotta sul mare di Bussana. Qui Pio VII venne accolto dal maire Francesco Calvino e da una grande folla esultante. A Sanremo, intanto, moltissimi cittadini avevano invaso le sale di palazzo Borea per baciare il letto, il pavimento e il trono dove si era seduto il papa, mentre altri erano stati trattenuti a stento dai dipendenti del palazzo mentre cercavano di portarsi via lenzuola, arredi e diversi oggetti utilizzati dal pontefice durante il suo soggiorno in città. Dopo la partenza del Santo Padre, il barone Borea d’Olmo volle tuttavia eternare il ricordo della storica visita del papa presso la sua dimora matuziana facendo scolpire due iscrizioni all’interno del palazzo, che erano state composte alla presenza del pontefice, e da lui stesso approvate. La prima, incisa a caratteri d’oro su un architrave della camera dove aveva pernottato il papa, recitava: «Pio VII / Pontifici Maximo / Hic / sommo quod membra levaverit / Joan. Bap. Borea de Ulmo / M.P.C. / Anno MDCCCXIV». La seconda, invece, incisa su una lastra marmorea situata sopra la porta del salone, e tutt’ora visibile, era così concepita: «M.AE.S. / Pio VII / Pontifice Maximo / Ex Gallia feliciter reduci / quod domum Borea de Ulmo / maiestate compleuerit / ad tanti hospitis memoriam / An. D.ni MDCCCXIV Prid. Id. februari».

Dott. Andrea Gandolfo – Sanremo”.

C.S.

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