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Al Direttore | 30 settembre 2014, 21:31

C'era una volta la Riviera dei Fiori: ecco il nuovo racconto del nostro lettore Pierluigi Casalino

La Riviera dei Fiori era un mito, un'affascinante meta di turisti e di visitatori, di viaggiatori e di sognatori; i suoi giardini, i suoi fiori, le sue palme, i suoi colori, le sue straordinarie vedute, le sue insenature, le sue atmosfere, le sue sfumature celebrate da Monet e da altri artisti innamorati di questa terra favorita da un clima unico. Una magia che non era sfuggito a Rutilio Namaziano, il vate della tarda latinitas, nel suo viaggio di ritorno in Gallia.  La Riviera era dunque la Riviera, una cartolina conosciuta in tutto il mondo, una chimera per molti.

La Sanremo, l'Ospedaletti, la Bordighera, l'Alassio di inizio Novecento che vedono artisti, scienziati, musicisti, scrittori ritrovarsi nei salotti a trascorrere pomeriggi conviviali e ricchi di ammirata intensità culturale ed emotiva sono un ricordo, così come le divertenti giornate degli anni Sessanta, revival effimero e perduto. E già i segni di un irresistibile declino si coglievano. Ancora nel 1970, tuttavia, il giardino della stazione ferroviaria di Porto Maurizio si era conquistato un posto d'eccezione nelle classifiche paesaggistiche e floreali, quando anche l'industria dei fiori di questa parte di Liguria ancora non si era piegata alla concorrenza, dovendosi adeguarsi alle leggi del mercato, spesso incomprensibili se non nelle logiche di certi rapporti forza che hanno affossato anche i frutteti e gli orti, salvo recenti rilanci (o esperimenti come quelli in atto a Bussana con il pomodoro o altre iniziative consimili nel resto della provincia) tutt'altro che scontati. In altri termini la Riviera era messaggera di pulizia, di ordine, maestra di estetica, regista di emozionanti molteplici scenografie.

Oggi che dire? Quanto mutatus ab illo, esclama Enea di fronte all'ombra errante di Ettore. Potremmo prenderla in prestito, con le dovute eccezioni. Quanto sei cambiata in peggio Riviera oseremmo dire, guardandone il declino ambientale, il degrado, l'abbandono, l'incuria, la desolante condizione in cui versano le sue strade, i suoi corsi d'acqua, i suoi angoli più caratteristici, il suo ambiente divenuto in prevalenza una discarica a cielo aperto con la complicità dell'incivile comportamento della gente. Dispiace, ma è così. Inutile trincerarsi dietro le memorie di un tempo lontano...La crisi, la mancanza di risorse, l'incuria, le offese che vengono portate ogni giorno al nostro patrimonio naturale dall'insensata mancanza di educazione civica, oltre che l'amore per la propria terra, fanno il resto.

Ripulire la Riviera sarebbe un modo per farla rinascere, per renderla degna del suo passato. Non mancano le possibilità. Non è facile però quadrare il cerchio, anche se prima o poi lo si dovrà fare o per lo meno tentare di fare. Riviera è una parola chiave e in tal caso la parola chiave è identità, identità ritrovata. Come si dice: sine qua non.

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