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Al Direttore | 21 settembre 2014, 20:08

Sanremo ovvero l'altra faccia della Russia: ecco il nuovo racconto del nostro lettore Pierluigi Casalino

Sanremo ovvero l'altra faccia della Russia: ecco il nuovo racconto del nostro lettore Pierluigi Casalino

Durante la lunga stagione del Grand Tour i giovani nobili inglesi venivano mandati all'estero, in quella fase cruciale della loro esistenza che segue la conclusione degli studi per Dopo aver visitato Sanremo, molti di questi rampolli di Albione si divertivano a descrivere questa città (e quelle limitrofe della Riviera) con incanto e partecipazione. Attratti dal clima e dal fascino della Riviera, gli Inglesi (ma anche i Tedeschi e gli Svizzeri ed altri ancora),  scoprirono così questo angolo di mondo. Ma furono i Russi a inventare la Riviera.

I visitatori di S.M. Britannica ne fecero certo un mito, da Alassio a Bordighera, a Ventimiglia, ma furono e sono ancora i Russi a sognarne le notti, le albe, i colori, i profumi, le emozioni, la cucina con i sapori di questo territorio così caro alla memoria collettiva della Grande Russia e al cuore di tutti quei popoli che in qualche modo, pur nelle alterne vicende, si riconducono all'ex impero zarista e a quello sovietico, andati in frantumi. Esiste, dunque, un'etica del viaggiatore: quella dei Russi (degli Ucraini e di tutti eredi dell'impero, magari in conflitto tra loro). Per gli altri resta solo un'estetica.

C'è nel viaggio, dunque, una fondamentale disposizione al disimpegno, se non al rifiuto delle proprie responsabilità, che, infondo, è insita nel partire, nel lasciarsi tutto alle spalle, nel cercare altri ruoli, altri palcoscenici. Il viaggiatore russo si affretta ad uscire dal suo mondo di provenienza, sciogliendo i legami che lo trattengono, ma non sempre ha tanta fretta di integrarsi nel luogo dove è diretto o si ferma. Parte senza veramente arrivare. I Russi si comportano così. i Russi sanno interpretare il senso del viaggio, e quello a Sanremo (e qui più che nella vicina Costa Azzurra, per la passionalità che li lega agli Italiani) sembra essere quasi una vocazione fin dal XVIII secolo, obbedisce alla loro innata curiosità. A Sanremo e in Riviera, in modo particolare, ma anche nel resto del Bel Paese, i Russi hanno la sensazione di attraversare veramente i confini della loro patria, senza staccarsene veramente, in piena libertà, dove le possibilità sono infinite, anche se Sanremo non è più quella di una volta. E se la crisi si vede anche di lì, dal suo declino di favola delle genti, ai Russi questo non sembra interessare, per fortuna.

Ai loro occhi si offre una Sanremo che, se pur non dimentica del glorioso passato, non manca mai di ricordarsi del futuro. Il viaggiatore (e il turista oggi) russo è simile ad un attore di teatro: la sua virtù è quella di reinterpretare in piccolo lo spirito di quei celebri Balletti Russi che hanno fatto la storia della scenografia e dell'arte del movimento, oltre che del balletto: un'arte straordinaria di creare significati come si è sempre viste nelle oceaniche parate della Piazza Rossa dai Soviet a Putin. In questo senso si spiega il connubio estetica ed estetica del turista e del visitatore russo a Sanremo. Così la Città dei Fiori, a suo modo, riesce a far parte della Grande Russia e quindi del mondo globale. E Sanremo per la sua capacità di essere spettacolo, anche suo malgrado, è cosa da Russi, secondo un gemellaggio ben riuscito con quel paese lontano.

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