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Al Direttore | 20 settembre 2014, 20:46

Quale destino per il torrente Impero? Ecco il nuovo racconto del nostro lettore Pierluigi Casalino

Quale destino per il torrente Impero? Ecco il nuovo racconto del nostro lettore Pierluigi Casalino

Chi percorre le due passeggiate che costeggiano, dai due lati, gli argini del torrente Impero ha l'impressione di rivivere le atmosfere surreali della celebre Desolation Road di Bob Dylan, se pur con minor lirismo e certo con maggior raccapriccio.

Lo stato di abbandono e di degrado che colpisce il passante anche distratto è tale che la memoria di quello che fu l'Impero del passato sbiadisce e forma solo oggetto di studio della storia naturale del corso d'acqua, ma anche un capitolo perduto della romantica stagione in cui il torrente divideva due stati, quello di Oneglia, già dei Doria e poi passato ai Savoia, da quello di Porto Maurizio, che si trovava sotto il dominio della Superba. Il confine glorioso e non di rado teatro di contese ricordate nei testi degli storici e dei cronisti delle vicende locali versa oggi in condizioni pietose, ombra di un'epoca lontana, quando il Ponente ligure era un vero giardino posto sulle rive del mare.

E pensare che anche oggi la Valle Impero, ricoperta di oliveti, vista, per fare un esempio, dal colle di San Bartolomeo, là dove, al centro della magnifica veduta, si scorge il rilievo su cui insiste l'abitato di Torria, appare nella sua straordinaria bellezza, che non lascia trasparire alcun neo, che invece si coglie scendendo nell'ultimo tratto del torrente. E ciò quando si entra progressivamente nell'abitato imperiese e poi si supera Barcheto e ci si immette nelle due direzioni delle due vie dette degli argini destro e sinistro. Qui inizia il calvario dell'Impero, la sua agonia, per fortuna limitata nel suo alveo, ma pronunciata all'estremo, oltre le sue sponde, venendo su verso le strade. Una discarica unica si presenta con la sua immagine desolante e suscita amare riflessioni sul destino di questa area, che, comunque, alla sua parte terminale conserva non pochi motivi di speranza.

Quando nel 1996 usciva il bel libro di G. Bellati, La Valle Impero. Un futuro legato alle tradizioni del passato, Genova, Grafica l.P., la situazione non era ancora così compromessa e si poteva ancora arrestare la frana. Ma contemplando le belle litografie del tempo che fu, come quella suggestiva di C. Motte (Oneglia vista da ponente), e la tradizionale capacità di reazione delle genti della valle, si può essere sicuri che l'amore per questo angolo di Liguria prevalga ancora una volta sull'inesorabile declino. Gli struggenti accenti con cui un viaggiatore ebreo andaluso o "marrano" (tra quelli espulsi dalla Spagna dopo il 1492), trasferitosi nelle comunità sefardite marocchine e in cammino per incontrare parenti italiani a Livorno descrive questo corso d'acqua e le sue rive lascia pensare che quel ricordo non resti tale.

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