"Siamo ormai giunti al paradosso tragicomico. La famiglia Scajola riceve dal comune di Imperia un avviso di procedimento sanzionatorio nei propri confronti a causa dell'installazione di telecamere poste sulla strada sui pali della luce ben tredici anni fa dal Ministero dell'Interno. Sarebbe meglio sorvolare sul fatto che il Comune lamenta la 'mancanza di richiesta di autorizzazione all'installazione' che fu realizzata, appunto, dal Ministero dell'Interno, ma soprattutto è paradossale che - proseguendo nell'accanimento ai danni dell'onorevole Scajola e dei suoi cari - siamo ormai giunti, come si suol dire, a grattare il fondo del barile”. È quanto viene scritto in una nota dell’avvocato Marco Mangia, legale dell’ex ministro Claudio Scajola.
“É curioso - prosegue Mangia - per di più il fatto che i suddetti lampioni stradali insistano all'interno della proprietà dell'onorevole Scajola che a suo tempo ne permise il posizionamento e addirittura concesse il passaggio del cavidotto comunale all'interno della proprietà cosicché il comune evitasse di spaccare nuovamente l'asfalto. Di questo passo – prosegue l’avvocato Mangia – manca solo un procedimento della Forestale per un'altezza sospetta dell'erba del giardino! Dal verbale del comune – sottolinea il legale – si legge che la segnalazione giunge, guarda caso, dalla polizia postale. Ovvero dal segmento della polizia di Stato che ha ormai l'esclusiva negli accertamenti a carico dell'onorevole Scajola. Un'attenzione, questa della Postale nei confronti di Scajola, che non solo deborda dai suoi compiti precipui ma che, con tutto ciò che accade davvero, di serio, a Imperia, dovrebbe far riflettere le istituzioni e i vertici delle forze dell'ordine”.
“Resta poi l'assurdità di uno Stato – conclude Mangia – che con una mano realizza un intervento e con l'altra chiede al cittadino conto ed emana sanzioni per quello stesso intervento".