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Al Direttore | 18 aprile 2014, 22:34

Via, Prelà e il loro territorio nel nuovo racconto del nostro lettore Pierluigi Casalino

Via, Prelà e il loro territorio nel nuovo racconto del nostro lettore Pierluigi Casalino

Alle spalle di Dolcedo sorgono Vasia e Prelà, borghi votati all'economia olivicola fin dal XVI secolo (soprattutto a Vasia), anche se da sempre limitati nella densità demografica, se mai interessata da un progressivo invecchiamento. Si tratta di un territorio che confina a Nord con la linea spartiacque che guarda in direzione della Valle del Maro e a Sud verso il Faudo, secondo una discesa che corre al mare, attraversando il monte Cantagallo e il monte Cinquebuche e che è delimitata ad Ovest dal monte Moro, che lo separa dalla Valle Argentina.

Se l'agricoltura resta legata ai ritmi premoderni, l'estensione di oliveti supera invece i 400 ettari ed è segnata da qualità ottimale. Vasia e Prelà sono legati da un lungo percorso di storia comune: nel XI secolo un ramo della famiglia dei Conti di Ventimiglia era proprietaria di gran parte di questa vallata. Nel 1233 i Signori di Pretalata (Prelà) si accordarono con Genova e con essi i loro condomini Filippo di Lucinasco e Raimondo del Maro, che nel 1241 si posero a loro volta direttamente sotto la protezione della Superba. Nel 1455 un loro discendente vendette i suoi possedimenti ad Onorato Lascaris di Tenda: costui negli anni seguenti acquisì i "carati" in cui era diviso il territorio dei due centri. Nel periodo tra il 1587 e il 1584 l'area intera passò ai Savoia in forza di numerosi atti notarili. Lo Stato Sabaudo consegnarono il feudo nelle mani dei Doria di Ciriè, eredi dei Doria di Oneglia, rimasti padroni di Prelà dal 1590 al 1797, anno della fondazione della Repubblica ligure nel segno della Rivoluzione Francese. Vasia e Prelà furono poi annessi all'Impero francese.

Il Prefetto Napoleonico Chabrol scrive che a Vasia c'erano 60 frantoi, mentre oggi il numero si è considerevolmente ridotto. Altre attività come l'allevamento, importante in passato, e le piantagioni d'ortaggio sono oggi anch'esse quasi ricondotte all'autoconsumo. Ciò non dimeno la monocoltura dell'olivo non viene meno ed anzi si appresta a muovere la sua controffensiva pur nella tempesta della crisi attuale. L'interesse per Vasia e Prelà da parte dei molti visitatori stranieri ha rilanciato negli ultimi decenni  lo spirito di resistenza e di rinnovamento delle genti locali, anche nel nome di un' incrollabile volontà di difendere tradizioni e risorse di un mondo che sa ancora esprimere a pieno titolo i valori della civiltà millenaria del nostro entroterra.  

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