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Attualità | 25 luglio 2013, 14:21

Seborga: venerdì 16 agosto, la presentazione del 'Pomodoro Nero'

"Il pomodoro nero non è nato da un laboratorio di Pisa come pomodoro ibrido, bensì ha origini più nobili, nato e coltivato sicuramente da oltre duecento anni"

Seborga: venerdì 16 agosto, la presentazione del 'Pomodoro Nero'

"Questi pomi d'oro che dicon neri che ci son stati fatti coltivare dopo tanti consigli e carte, anco venendo ma di raro di quelle che dicono cattedre che iteranno son maturatti ma pois'ammollan di subito e non mi parvero di gusto granche: ho saputo da un di là che va ai mercati che oltre il Sasso, alla SEBURCA c'è n'è un di questi della campagna che dice che li ha cresciuti belli e sodi e alora ho pensato d'andar fin là uno di questi tempi, meno piovendo, per sapere: che anche altri qui a Nervia ma anco a Valcrossa e la Burdighetta, non son stati contenti... ho però paura che non siam magari noi altri bravi a queste piante".

Questa è la frase trovata in un diario dell'agricoltura fascista del 1930 dal Professor di Storia Bartolomeo Durante, sul Pomodoro nero, il quale ha redatto un'apposita relazione, presentata in Regione Liguria per l'ottenimento di 'prodotto tipico di Seborga', e alla fondazione internazionale Slow Food per il riconoscimento di presidio. Una frase, unitamente ai racconti di varie parti di agricoltori locali, che smentisce appieno la provenienza del tanto discusso pomodoro nero.

Dice Emanuela Rebaudengo imprenditrice agricola di Seborga: "Il pomodoro nero, noto per le sue qualità antiossidanti, anti invecchiamento e antitumorale, grazie al suo contenuto maggiore di licopene, non è nato infatti da un laboratorio di Pisa (come descritto da articoli giornalistici e pagine web) come pomodoro ibrido e commercializzato in tutto il mondo, bensì ha origini più nobili, nato e coltivato sicuramente da oltre duecento anni.  La forma, rispetto al kumato o al sun Black è infatti  discordante, sia il sapore che il colore sono sostanzialmente diversi. Esiste anche l'ipotesi che il pomodoro nero delle nostre valli di ponente, sia stato portato e coltivato a seguito della guerra dei liguri e piemontesi in Crimea nel 1850(considerata la somiglianza con il pomodoro nero di Crimea).

Quest'anno, a Seborga, ma anche da alcuni anni in altri orti del nostro estremo ponente ligure, la coltivazione del pomodoro nero è ripartita, nonostante le difficoltà climatiche che ci hanno colpito negli ultimi mesi. Si tratta infatti di una pianta molto delicata, sensibile alle variazioni climatiche e soprattutto agli attacchi di afidi, nottue e infestanti delle piante di pomodoro. Forse, anche per questo motivo, negli anni si è persa la tradizione della coltura, rimpiazzata da pomodori più resistenti. Riprendere la tradizione, ha tuttavia un valore intrinseco nella nostra cultura e tradizione, come già l'ormai noto fagiolo bianco di Pigna, il carciofo di Perinaldo, l'aglio di Vessalico e l'acqua di fiori di arancio amaro di Vallebona riconosciuto lo scorso anno come presidio di Slow Food. E' vero che il pomodoro nero, tende ad ammollarsi rispetto al più quotato pomodoro cuore di bue, ma ha un indiscutibile sapore, che oltre alle sue proprietà salutari, lo rende qualitativamente differente".

Slow Food, sebbene sia ancora in fase di accertamenti di verifica, ha già indetto un concorso fotografico sui prodotti tipici e presidi inserendo anche il pomodoro nero, la cui presentazione avverrà proprio a Seborga in data 16 agosto alle ore 20.00 in una cena basata sul condiglione solidale egregiamente organizzata dal referenze Slow Food Luciano Barbieri. Dice infatti Luciano Barbieri: "Il condiglione solidale, organizzato da Slow Food accuratamente preparato con i prodotti di presidio dallo Chef Vincenzo Cianni e degustazioni vini tipici locali, presso il ristorante Marcellino’S di Seborga, sarà seguito da una bavarese con l'acqua di fiori di arancio amaro di Vallebona. Ed altri prodotti tipici locali, il tutto no profit per il ristorante, con la donazione dei prodotti dalle aziende del territorio, mentre il ricavato, da parte di Slow Food,verrà donato alla Comunità internazionale del Cibo guatemalteche per il comitato dello sviluppo dei popoli".

Un'occasione per cenare, conoscere e degustare il pomodoro nero, unitamente agli altri prodotti tipici del territorio, in un'atmosfera d'eccezione offrendo una quota minima di 10/12 euro il cui ricavato andrà a scopo solidale. “Nelle campagne del mondo ci vogliono uomini, non multinazionali. Il cibo deve essere prodotto per essere mangiato, e non solo per essere venduto". Una frase importante come quella di Carlo Petrini 'fondatore di Slow Food' deve essere intesa anche e soprattutto per la  salvaguardia degli agricoltori locali, per la salute del cittadino, per l'amore della nostra terra.

C.S.

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